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Il 7 e 8 giugno 2025, dalle ore 16 a Civitella d’Agliano (VT), La Serpara – Giardino di Sculture, inaugura l’opera dell’artista Cristiano Carotti.

Torna l’appuntamento annuale con La Serpara , il giardino di sculture fondato dall’ artista svizzero Paul Wiedmer nel 1997 nella valle del Rio Chiaro, al confine tra Lazio e Umbria. Due giornate di arte contemporanea, musica dal vivo, talk e performance sonore , in un luogo unico che fonde arte e natura. Nel giardino verrà inaugurata l’opera “Regolo” di Cristiano Carotti , un lavoro site-specific ispirato alla mitologia locale del serpente Regolo e reinterpretata attraverso la simbologia universale dell’Ourobòros.

L’opera invita il pubblico a un’esperienza meditativa e immersiva, un percorso attraverso un serpente luminescente che si chiude su sé stesso e conduce a una pietra di meditazione sul fiume.

L’opera site-specific che Cristiano Carotti (Terni, 1981) ha realizzato per La Serpara è un’installazione ambientale praticabile il cui titolo rimanda a una leggenda nata in epoca romana e tipica di queste zone collinari del centro Italia: quella del serpente Regolo.
Si tratta di un animale fantastico presente in diverse tradizioni toscane, umbre e sabine, in cui spesso finiscono per mischiarsi esoterismo e cristianesimo, tanto che una delle sue rarissime rappresentazioni iconografiche del Regolo giunte fino a noi è visibile in un rilievo all’interno di una chiesa: la Pieve di Corsignano, a Pienza, la cui costruzione originaria risale al VII secolo. Il nome ha il significato letterale di “piccolo re”, secondo la stessa derivazione semantica rintracciabile anche per il Basilisco, altro rettile immaginario il cui nome in greco antico assume esattamente lo stesso significato.

Anche in questo caso si tratta di un grosso serpente, che nasce come una normale vipera, ma che cresce a dismisura solo dopo essere stata tagliata a metà. Sopravvissuta alla morte, dopo la mutilazione la vipera si trasforma in Regolo, rettile molto vendicativo nei confronti di chi l’ha aggredito, ma anche di tutti coloro che hanno la sfortuna di incontrarlo casualmente nei boschi. Da un accadimento violento e potenzialmente mortale, dunque, il Regolo ne ricava internamente una possibilità di trasformazione, tanto che in diverse versioni della leggenda si racconta che, dopo la mutilazione, non solo il suo corpo cresce in lunghezza, ma anche che le sue squame diventano luminescenti.

Unendo questa leggenda locale con una simbologia universale, Carotti rappresenta un Regolo che è allo stesso tempo anche un Ourobòros, un serpente che si morde la coda, rifacendosi a un’etimologia ermetica medio-orientale legata alla tradizione alchimistica che farebbe risalire anche la parola Ourobòros alla figura di un “re serpente”. Nella linearità del rettile che si trasforma in cerchio, il Regolo di Carotti diventa esso stesso il fautore della propria trasformazione, in un rimbalzo continuo tra unità e infinito, morte e rinascita, in cui il potere che divora e rigenera sé stesso trascende la violenza in meraviglia.

Come spesso accade nel suo lavoro, Carotti fa coesistere la dimensione esoterica con quella essoterica, veicolando il significato nascosto dell’opera attraverso l’uso di materiali industriali “duri” e “forti”, all’apparenza fuori contesto. In questo caso, la struttura interna della grande scultura che rappresenta il Regolo-Ourobòros è stata realizzata in acciaio inox presso un’officina meccanica di Terni, sotto la supervisione tecnica del mastro ferraio Marco Di Giovanni e la direzione di produzione di Graziano Carotti. Mentre la parte esterna è costituita da un assemblaggio di paracera colorati, di alto valore storico, provenienti dalla collezione di due importanti artigiani del vetro (Arte e restauro del vetro di Aldo Frasca e Maria Beatrice Cesari, a Roma), che li hanno donati all’artista per la realizzazione dell’opera.
La durezza dei materiali utilizzati si scontra, in un gioco di contrapposizioni cangiante e attraente, non solo con il significato nascosto dell’opera ma anche con la delicatezza della fruizione per cui è stata realizzata. Infatti, la scultura è pensata come una soglia da attraversare per raggiungere una posizione di meditazione su una pietra piatta, emergente dal fiume Rio Chiaro, raggiungibile attraverso una passerella in alluminio che parte dalla riva, tra i bambù.
Arte e natura s’insinuano l’una nell’altra, aiutate anche dall’elemento acquatico del fiume e da quello luminoso dei raggi di sole che filtrano tra le piante

L’ingresso è gratuito, l’evento è promosso dall’Associazione Culturale La Serpara. Civitella d’Agliano si trova tra i caselli A1 di Orvieto e Attigliano. Non è possibile accedere in auto a La Serpara. Usate i parcheggi pubblici del paese e usufruite del bus-navetta gratuito ogni 15 minuti.