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A oltre vent’anni dall’ultima mostra museale a lui consacrata, il MASI Lugano dedica a Richard Paul Lohse un’ampia retrospettiva. La mostra riunisce oltre cinquanta dipinti, accompagnati da disegni su carta, provenienti dalla Richard Paul Lohse-Stiftung e da importanti collezioni pubbliche e private. L’ambizioso progetto espositivo abbraccia i quattro decenni fondamentali della carriera dell’artista, dagli anni Quaranta del Novecento fino alla sua scomparsa.

Artista, grafico e teorico, Richard Paul Lohse-Stiftung (Zurigo 1902 – 1988) è stato uno dei massimi protagonisti del modernismo svizzero. Attivo nella resistenza con attività politiche considerate illegali di sostegno agli immigrati, nello stesso periodo è stato co-fondatore dell’Associazione dei Grafici Indipendenti. In quegli anni si crea un sodalizio con l’artista e gallerista Irmgard Burchard (Zurigo, 1908 – Il Cairo, 1964) con cui si sposerà nel 1936. Nel ‘37 è tra i fondatori di Allianz, Associazione degli artisti svizzeri moderni di cui è anche vicepresidente. Nel ‘42 si sposa con Ida Alis Dürner (Uttwil, 1907 – Zurigo, 1989), conosciuta grazie al suo impegno nel movimento di resistenza, e nello stesso periodo standardizza i mezzi pittorici e inizia a sviluppare sistemi modulari e seriali. Nella sua opera non smise mai di perseguire l’utopia dell’uguaglianza sociale, considerandola come una missione, insieme artistica e politica. Sistematiche, razionali e, al contempo, dal forte impatto emotivo, le opere di Lohse sono state capaci di anticipare pratiche che dal color field painting e dalle tendenze concettuali e minimaliste arrivano, procedendo per sistemi generativi, fino all’arte computazionale e algoritmica più attuale. Fu solo all’età di quarant’anni che Lohse, lasciatosi alle spalle una giovinezza non priva di stenti, i primi esperimenti pittorici e una carriera di successo come grafico e tipografo, si avvicinò all’immaginario costruttivo-concreto. Ad affascinarlo furono l’unità tra il supporto pittorico e gli elementi che lo compongono, che ritrovò in certe tele del movimento olandese De Stijl, insieme al dinamismo utopico del Costruttivismo russo. A partire da queste premesse, il pittore sviluppò presto la sua personalissima via per l’astrazione, basata su un’estrema e rigorosa standardizzazione dei mezzi espressivi. Le sue tele diventarono così sistemi esatti all’interno dei quali campi di colore quadrati e rettangolari interagivano tra loro secondo regole matematiche e principi compositivi ricorrenti. Questa persistenza metodica emerge anche dai titoli dei dipinti e dalla loro datazione, che è doppia, a distinguere il momento dell’esecuzione dell’opera e quello in cui è stato concepito il sistema che la presiede.

La pittura geometrico-astratta di Lohse è razionalmente fondata e dunque razionalmente spiegabile. Tuttavia, nonostante la coerenza e il rigore del suo metodo, a una lettura razionale i suoi dipinti non si risolvono né percettivamente né emotivamente: a restare insoluto, al di là di ogni analisi, è il fascino sensuale che le combinazioni cromatiche continuano a esercitare. In bilico tra etica ed estetica, tra rigore e lirismo, tra razionalità scientifica e impegno politico, il percorso espositivo si apre con una ricostruzione speculativa dello studio di Lohse, che include disegni e schizzi in grado di restituire l’unicità del suo metodo. Da qui, la mostra si sviluppa come un viaggio ideale dall’interno verso l’esterno, da Zurigo ad alcune delle città che hanno segnato la sua affermazione internazionale – Amsterdam, San Paolo, Venezia, Kassel e infine New York – seguendo alcune delle tappe espositive più significative della sua carriera. Il cuore della mostra è rappresentato dalle opere che più di tutte ne hanno influenzato la ricezione: le tre imponenti variazioni di “Serielles Reihenthema in achtzehn Farben” realizzate da Lohse nel 1982 in occasione della partecipazione alla documenta 7 di Kassel. Emerge così il legame profondo tra la ricerca formale dell’artista, il contesto storico e le sue convinzioni politiche, inscritte nella ripetizione ostinata di strutture modulari e seriali.

La mostra, inaugurata lo scorso 7 settembre nel Museo d’Arte della Svizzera italiana – MASI, sarà visitabile sino all’11 gennaio 2026 in via Canova 10, Lugano (TI).