Istituto Svizzero Roma
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L’Istituto Svizzero di Roma presenta how we always survived, la prima mostra monografica di Pauline Boudry / Renate Lorenz in Italia.

La pratica multidisciplinare di Boudry / Lorenz include la scultura, la performance, la coreografia, la musica e il film, spesso combinati in installazioni ambientali che sfidano sia le convenzioni del white cube sia quelle della black box. Concepita specificamente per gli spazi di Villa Maraini, how we always survived include nuove commissioni e opere esistenti armonizzate in una installazione temporizzata che si dipana tra le diverse sale della villa.

how we always survived esplora le possibilità del suono come linguaggio capace di dare forma alla speranza, al lutto e al desiderio in contesti repressivi.

Il titolo è tratto da una frase pronunciata dalla attivista Chelsea Manning, una delle protagoniste della mostra, riferendosi al ruolo che la musica ha avuto per lei nel periodo passato in carcere.

La mostra gioca sul confine tra la scelta di prendere parola e la possibilità di trasformarla in suono, sfumando i limiti tra atti estetici e atti politici.

Nelle opere in mostra, la voce diventa un mezzo per far emergere passati dimenticati, echeggiando nelle sale della villa e evocando altri luoghi attraverso il canto. La danza si fa strumento programmatico per guidare un movimento di corpi collettivo. L’architettura della villa sembra muoversi a sua volta, partecipando alla composizione con una sequenza di gesti che sfruttano l’opposizione tra luce e buio, suono e silenzio, pausa e movimento. La grande coreografia che ne consegue sembra porci una domanda: muoversi fianco a fianco, in concerto, può connettersi allo stesso tempo alla disillusione politica e all’aspirazione utopica?

Pauline Boudry e Renate Lorenz lavorano insieme a Berlino dal 2007. Producono installazioni che coreografano la tensione tra visibilità e opacità. I loro film catturano performance davanti alla macchina da presa, spesso partendo da una canzone, un’immagine, un film o una partitura del passato recente. Sconvolgono le narrazioni storiche normative e le convenzioni dello spettatore, poiché figure e azioni attraversano il tempo, vengono messe in scena, stratificate e re-immaginate. Lə loro performer sono coreografə, artistə e musicistə, con lə quali intrattengono una conversazione a lungo termine sulle condizioni della performance, sulla violenta storia della visibilità, sulla patologizzazione dei corpi, ma anche sulla compagnia, il glamour e la resistenza.

La mostra ad ingresso gratuito sarà visitabile fino al 01 febbraio 2026 nelle sale dell’Istituto Svizzero in Via Ludovisi 48, Roma.