Condividi su:

La riforma del processo penale appena entrata in vigore introduce, tra le altre cose, la possibilità di estinguere i reati, per le fattispecie soggette a querela, in cui la querela è revocabile, con la mera riparazione del danno; prescindendo dalla volontà della vittima.

La riforma amplia, inoltre, le possibilità delle condotte riparatorie: il giudice ha, dunque, il potere di dichiarare estinto un reato in cambio del risarcimento del danno, della restituzione o dell’eliminazione delle conseguenze lesive di un reato.

Oggi, dunque, lo stalker potrà vedere decadere il reato a fronte del pagamento di un risarcimento, di una offerta reale di una somma reputata congrua dal giudice, senza che la persona offesa possa nulla e prescindendo dalla sua volontà.

La riparazione del reato di stalking ha suscitato subito aspre reazioni. Lo stesso Ministro della Giustizia Orlando ha promesso modifiche della norma ma la richiesta, giunta da più parti, è che proprio la norma che fa si che i reati cosiddetti a “querela remissibile” possano essere estinti tramite risarcimento e senza consenso delle vittime, venga eliminata dalla riforma del processo penale.

Le dirigenti sindacali di CGIL, CISL e Uil hanno chiesto un incontro con il Ministro della Giustizia ma, affermano in una nota: “non ci sono riscontri positivi di nessun tipo” e la riforma è già entrata in vigore; ciò significa, dicono le sindacaliste, che “dal prossimo settembre, alla ripresa dei processi, per molti stalker si aprirà la possibilità di estinguere il reato pagando una congrua cifra” in guisa di risarcimento, “anche in comode rate”.