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articolo di Giuseppe Rusconi, apparso sul Corriere del Ticino del 27.03.2013

bechara rai

Tra i protagonisti del dialogo in Medio Oriente tra cristiani e musulmani, il patriarca libanese maronita Béchara Boutros Raï ci ha rilasciato volentieri un’intervista, in particolare sull’eco dell’elezione di papa Francesco nel mondo islamico. Figura di grande rilievo istituzionale nel Paese dei Cedri, creato cardinale da Benedetto XVI nello scorso novembre, Raï – su incarico dello stesso papa Ratzinger – ha guidato alcuni giovani libanesi nella stesura delle meditazioni che saranno lette durante la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo e che esprimono preoccupazione per le sofferenze, ma anche una forte speranza.

Patriarca, come è stata accolta l’elezione di papa Francesco tra i cristiani del Medio Oriente?

La fumata bianca è stata seguita in diretta anche dalle emittenti radio- televisive del Libano e di diversi altri Paesi arabi. Il nuovo Papa ha subito si è subito conquistato la simpatia e ha acceso l’entusiasmo nei cuori dei cristiani libanesi. Anche di quelli dei Paesi arabi, che auspicano un leader che possa intervenire presso le istanze internazionali in favore della pace e della convivenza fraterna e pacifica fra tutti i componenti dei loro rispettivi Paesi (penso in particolare a Siria, Egitto, Iraq) che vivono oggi momenti di dura prova.

E tra i musulmani mediorientali?

La notizia della scelta di papa Francesco è stata accolta favorevolmente sia dai musulmani moderati nel Libano che dai loro simili nei Paesi arabi senza distinzione fra sunniti, sciiti o drusi. Pur non conoscendolo ancora, i musulmani come i cristiani sperano molto nel nuovo Papa e vedono nel Capo della Chiesa una persona carismatica che ispira rispetto e fiducia, perché le due visite degli ultimi Papi in Libano e in alcuni Paesi arabi hanno lasciato un’ottima impressione ed un positivo impatto nella mente dei musulmani. Essi infatti hanno constatato che il Papa è un uomo pacifico, che invita solo alla riconciliazione, al dialogo, alla preghiera e al rispetto della dignità dell’uomo e denuncia apertamente ogni forma di violenza, guerra e distruzione.

Come è stato accolto il nome Francesco? Suscita fiducia, speranze? Richiama ancora in qualche modo l’incontro del 1219 tra Francesco d’Assisi e il sultano Malik-al-Kamil ?

Gran parte dei musulmani (come dei cristiani), ascoltando e leggendo le spiegazioni fornite riguardo al significato del nome Francesco ha molto apprezzato la scelta. Essa indica chiaramente il programma del Pontificato, incentrato in modo particolare sull’attenzione ai poveri, agli emarginati e ai più bisognosi nella società nonché sul dialogo islamo-cristiano. Francesco è un nome che palesa una grande apertura al dialogo con il mondo musulmano sull’esempio del santo di Assisi, che incontrò il Sultano in Egitto per cercare e proporre la via pacifica del dialogo fraterno come mezzo di soluzione ai conflitti. Già San Francesco è noto al mondo musulmano anche a motivo degli incontri interreligiosi di Assisi, promossi su iniziativa del Beato Papa Giovanni Paolo II. Certo il programma del pontificato del nuovo Papa, così segnato sin dall’inizio dall’inizio dal nome Francesco, suscita fiducia e tanta speranza.

Nel discorso di venerdì 22 marzo al Corpo diplomatico papa Francesco ha detto tra l’altro di voler intensificare il dialogo innanzitutto con l’Islam. Pensa che queste parole saranno seguite da atti concreti?

La notevole presenza di capi di Stato e delegazioni del mondo musulmano alla Messa di inizio Pontificato è un chiaro riflesso della loro volontà di apertura alla Chiesa in generale e alla politica di pace del Vaticano, ormai ben nota al mondo musulmano. Sono fiducioso d’altra parte che il Papa farà seguire a queste sue parole degli atti concreti e sono anche altrettanto fiducioso nella positiva reazione dei musulmani moderati ad ogni iniziativa di dialogo e di mutua comprensione. Certamente papa Francesco darà nuova forza e una nuova dimensione al Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso.