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Volentieri pubblichiamo il racconto intitolato la lettera, scritto da Nello Ruta che ringraziamo per averci fatto partecipe.
calamaio
21 gennaio 20..

In qualche parte in Europa, non lontano dalle Alpi, laddove tempo fa le barbare tribù alemanne con le loro selvagge scorribande terrorizzavano i villaggi dei laboriosi Germanici.
Sui morbidi monti, al di sopra delle umide nebbie delle valli, sprofondate nell’alta neve, sparse qua e là, sorridenti abitazioni prendono il dolce sole del primo pomeriggio e lì, accanto al fitto gruppetto di abeti, una bella casa tutta di legno. Sopra, al primo piano, una stanza inondata di luce e attraverso la grande porta-finestra si intravede in lontananza la sagoma irreale delle Alpi… disegnata dalla bravura di un Maestro della “bottega” del buon Dio. Due grandi tavoli sui cavalletti e, aperte sul pavimento, grandi scatole di cartone piene di tesori: album di foto, libri di scuola, diapositive, pupazzi piccoli e grandi… Seduti uno accanto all’altro padre e figlio cercano di mettere in ordine tutto quel mondo di ricordi.
“Papà!”
“Sii, che c’è?”
Il figlio solleva un foglio di carta dal tavolo.
“Che cos’è?”
“Una lettera del nonno!”
“Mettila insieme con le altre lettere nella scatola blu”.
“Posso leggerla?”
“Certo!” fa il padre senza alzare lo sguardo.

Roma, 21 gennaio 2009

“Buon compleanno! Domani compirai 15 anni. Eh sì… si chiude una “generazione” e se ne apre un’altra. I sociologi al nord delle Alpi ritengono che il tempo di una generazione sia 10 anni, mentre i sociologi al sud delle Alpi stimano che una generazioni duri 25 anni. Per tradizione nella nostra famiglia si è sempre considerato che la durata di una generazione sia 15 anni.
Sei diventato un uomo, fino adesso tu hai “ricevuto”. Tutti quelli che hai trovato intorno a te venendo al mondo ti hanno dato, ognuno quello che ha potuto… chi di più e chi di meno e adesso tu ti senti colmo, come il grande sacco pieno di regali di Babbo Natale… non vedi l’ora di aprirlo e cominciare a distribuire tutto quello che hai dentro… E’ proprio così, da domani inizia il tempo della seconda generazione che è quella del dare. Sì, certo, è piacevole ricevere ma è ancora meglio dare, perché più dai e più ti viene la voglia di dare. Io ti auguro di trovare sulla tua strada le persone felici di ricevere i tuoi doni. Guarda che non è un augurio formale ma parte dal cuore di un padre, perché è proprio a questo punto che possono cominciare gli intoppi. Da un lato potresti trovare persone molto garbate che sembrano accettare i tuoi doni con un grande sorriso ma appena giri le spalle li buttano nella spazzatura e da un altro lato potresti trovare persone meno garbate che semplicemente rifiuteranno senza esitare i tuoi doni. E allora? Che farai? Penserai che hai sbagliato tutto oppure che sei nato sotto una cattiva stella? No, no, c’è un rimedio: nosce te ipsum! Sì, lo so, mi dirai che non è facile… Certo è molto più difficile che andare a scuola, anche perché tu saresti allo stesso tempo lo studente e il maestro e non si può barare e non si possono rifare gli esami e non troverai più scuse e non c’è nemmeno il perdono. Eh, sì, ma conoscendo te stesso capirai gli altri, capirai il mondo, capirai l’Universo e troverai là in fondo anche Dio e quella splendida luce che ti porterà sulla strada giusta dove incontrerai le persone felici di ricevere i tuoi doni. Allora tu sarai appagato e fiero di te. Dai, coraggio, mettiti al lavoro e specialmente ”spicciati”, non perdere tempo… anche perché tutti i vecchi ti diranno che la seconda generazione, è vero, dura 15 anni come le altre, ma se la ricordano come un lampo, come se il tempo si fosse condensato. Tu cerca di diluire il tempo, tu sai, perché te l’ho già detto, che il tempo non esiste, che è solo una convenzione inventata dall’uomo per organizzarsi meglio. Dai, fattela durare di più questa seconda generazione e metterai da parte bellissimi ricordi per la vecchiaia… e per i tuoi nipoti.

Tuo padre che prega per te

“Papà!”
“Sì… dimmi!”
“Questa lettera il nonno te l’ha scritta quando eri al Collegio?”
“Sì, certo.”
“E … che fa il sociologo?”
Il padre sorride alzando un po’ le spalle.
“Perché sorridi?” fa il figlio incuriosito.
“Perché… tuo nonno diceva che il sociologo è uno che si impiccia degli affari degli altri!”