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Volentieri diffondiamo il Comunicato stampa del Comitato dell’Associazione Ticinese dei Giornalisti sul “rischio di arbitrio nei confronti della stampa” circa la denuncia dalla clinica Sant’Anna e dal Gruppo Genolier, di cui la clinica fa parte, nei confronti del direttore, del vicedirettore e di altri due giornalisti del settimanale “il Caffè”, i quali sono stati denunciati per le inchieste condotte su un errore clinico importante commesso da un medico all’interno di questa struttura.

Al settimanale, accusato di diffamazione e concorrenza sleale, non vengono contestati errori od imprecisioni ma si rimprovera la pubblicazione stessa dell’inchiesta giornalistica.

Il comitato ATG, in difesa dei colleghi e del principio della libertà di stampa, ha preso posizione nei giorni scorsi mandando a tutti i media il seguente comunicato stampa:

“La pagina bianca pubblicata dai colleghi del settimanale Il Caffè richiama le pagine bianche che durante la Seconda guerra mondiale il Consiglio Federale imponeva alla stampa con la censura preventiva. Nei sei anni di guerra i poteri eccezionali del governo obbligarono diverse volte i giornali – anche quelli ticinesi – a pubblicare spazi bianchi in luogo degli articoli censurati perché ritenuti inopportuni.

Da diversi mesi il Caffè segue la vicenda di un grave errore commesso in una struttura medica in Ticino con puntuali approfondimenti ed inchieste.

Riteniamo che il gesto forte ed evocativo dei colleghi di Locarno di pubblicare una pagina bianca descriva esattamente il pericolo che corre la libertà di stampa se la Magistratura, senza individuare alcun errore, alcuna notizia non verificata, dovesse realmente portare a processo dei giornalisti per un non meglio definito “accanimento giornalistico”.

La libertà di stampa resta un bene prezioso e fondamentale della democrazia, e le cronache di questi anni ci dicono tristemente che proprio questo diritto è uno dei primi ad essere messo in forse dai regimi autoritari.

La libertà di stampa non è un bene assoluto e come ogni diritto hai limiti che la Magistratura è chiamata legittimamente a verificare. Ma evocare un presunto atteggiamento persecutorio senza che ad un giornalista possa essere imputato alcun errore deontologico o alcunché di penalmente rilevante, espone la stampa ad un controllo arbitrario.

Il concetto di “accanimento giornalistico” non ci risulta essere un’ espressione utilizzata dalla giurisprudenza né dalla letteratura più autorevoli della nostra professione. Vi ricorre solitamente chi giudica la stampa con occhio parziale e soggettivo. Sarebbe grave se ciò valesse anche per la Magistratura ticinese.

Il Comitato dell’ Associazione Ticinese dei Giornalisti”