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Nel 1582, per correggere l’approssimazione del calcolo della lunghezza dell’anno solare, stabilita nel 46 a. C. da Giulio Cesare, entrò in vigore il calendario gregoriano in sostituzione di quello giuliano: in quell’anno, a giovedì 4 ottobre (giuliano) fece seguito venerdì 15 ottobre (gregoriano). Ciò avvenne in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, e successivamente negli altri paesi cattolici.
I paesi protestanti resistettero inizialmente al nuovo calendario “imposto dal Papa” e vi si uniformarono solo in epoche successive.

IL CASO SVEDESE

L’Impero svedese passò dal calendario giuliano al calendario gregoriano nel 1699. Per recuperare i 10 giorni di anticipo del calendario gregoriano su quello giuliano, fu deciso inizialmente di eliminare gli anni bisestili (già previsti nel c. giuliano) dal 1700 al 1740 recuperando così un giorno ogni 4 anni; nel giro di 40 anni, precisamente il 1 marzo 1740, il calendario svedese si sarebbe così ‘riallineato’ con quello gregoriano.

Si iniziò quindi con l’eliminare il 29 febbraio del 1700, ma, negli anni successivi, il piano non fu applicato perché il Paese era impegnato nella guerra con la Russia.

Così, sia il 1704 sia il 1708, furono riconsiderati bisestili, ritornando di fatto al vecchio calendario giuliano. Ma rimaneva un problema: c’era da recuperare il giorno saltato nel 1700. Si stabilì dunque che nel 1712 venisse aggiunto a febbraio un secondo giorno, oltre a quello dovuto perché quell’anno era bisestile. Così, nel calendario svedese del 1712, febbraio ebbe 30 giorni!

Per la cronaca, la Svezia passò definitivamente al calendario gregoriano nel 1753, ‘saltando’ i giorni dal 18 al 28 febbraio.

Fonte: Cieli sereni – PG