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Dopo dieci anni di assenza, il MUDEC, il Museo delle Culture, riporta a Milano uno degli artisti più affascinanti e riconoscibili del Novecento, Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 – Laren, 27 marzo 1972) con un grande progetto a lui interamente dedicato che propone un nuovo sguardo sul suo percorso artistico.

Attraverso 90 opere dell’artista tra incisioni, acquerelli, xilografie e litografie, oltre a una quarantina di pezzi islamici di confronto, la mostra indaga il rapporto fra Escher e le sue fonti di ispirazione, seguendo l’evoluzione dell’artista: dagli esordi legati all’Art Nouveau, passando per i paesaggi italiani, fino alla piena maturità in cui sviluppa l’uso di tassellazioni, cicli metamorfici, illusioni ottiche e rappresentazioni dell’infinito che lo hanno reso celebre grazie a un linguaggio visivo unico che unisce arte e matematica.

La mostra approfondisce inoltre un aspetto ancora poco conosciuto dal grande pubblico, ossia lo stretto rapporto che l’artista ebbe con l’arte islamica e come l’uso delle simmetrie, la ripetizione modulare e la visione astratta dello spazio – elementi chiave dell’arte islamica – abbiano offerto a Escher uno spunto importantissimo per superare la rappresentazione naturalistica della realtà.

Infine, il percorso espositivo si sofferma su un Escher che di questo “universo grafico” fece la propria cifra stilistica anche nella sua vasta produzione commerciale, ricordando come il suo genio si sia confrontato anche con ambiti applicati del design grafico.

Escher seppe costruire un linguaggio visivo unico, capace di unire Oriente e Occidente, intuizione e logica, rigore scientifico e immaginazione. Un ponte tra mondi solo in apparenza distanti, che ancora oggi continua a sorprendere, interrogare e ispirare.

Escher nutriva un grande amore per l’Italia che visitò per la prima volta nel 1922. Nella primavera del 1923 giunse sulla Costiera Amalfitana dove, il 31 marzo 1923 all’Hotel Toro di Ravello, incontrò la svizzera Jetta Umiker, figlia di un facoltoso banchiere, si interessava di pittura e disegno, che divenne la sua compagna di una vita.

Escher e Umikel si sposarono il 12 giugno 1924 nella chiesa di San Paolino a Viareggio, in Toscana poi si stabilirono a Roma, nel quartiere Gianicolense. Negli anni in cui visse in Italia, Escher, quando il clima diventava favorevole ai viaggi visitò, con il pittore svizzero Robert Schiess, gli Abruzzi, la Campania, la Sicilia, in Corsica, in Calabria e a Malta.

Nel 1935, quando il Fascismo si era ormai manifestato come una dittatura e il clima politico e sociale era diventato insopportabile per Escher, la famiglia lasciò l’Italia per trasferirsi in Svizzera, a Château-d’Œx nel Canton Vaud.

L’artista però, malgrado gli sforzi, non si trovò bene nella Confederazione così nel 1936 riprese i suoi viaggi nel Mediterraneo e nel 1937 si trasferì con tutta la famiglia nella città belga di Uccle, continuò a lavorare e a viaggiare per quasi tutta la sua vita, nel 1970 si ritirò in una residenza per artisti dove si spense nel 1972.