foto (c) svizzeri.ch 2017
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Con la Pasqua ricordiamo quella necessità politica di astensione dai conflitti, caratteristici della storia per le sue lotte di predominio e poi di equilibrio.

L’astensione della Svizzera, ufficialmente consacrata in un patto internazionale, neutralità della Svizzera, è stata riconosciuta dalle grandi potenze nel 1815, come la sua indipendenza dall’influsso di altre Nazioni, nel reale interesse dell’Europa intera.

La politica di neutralità, concepita all’inizio quale semplice astensione, s’è poi svolta nei secoli in un senso attivo e universalmente benefico; previsto anche da un grande ospite del Ticino, Carlo Cattaneo, vissuto a Lugano dopo il 1848; in una sua pagina mirabile per intuizione politica, l’esule milanese preannunciava l’opera incessante di “costruzione di ponti” tra le nazionalità dell’Europa, resa possibile dalla nuova politica della Confederazione, di quei ponti che le guerre dell’imperialismo distruggono brutalmente; è la definizione della neutralità “attiva”, tanto evidente durante la prime e seconda guerra mondiale, quando la Svizzera fu asilo di innumerevoli perseguitati, di esuli d’ogni contrada, e aggiunse – a tale sua assistenza ai derelitti – la protezione degli interessi di moltissimi Stati del mondo intero, l’assistenza ai feriti, ai partigiani, ai bambini dell’Europa, senza distinzione di nazionalità.

Grazie alla neutralità, nel 1859, Enrico Dunant concepì il progetto di un’istituzione d’assistenza ai feriti nelle battaglie e nel 1864 nacque a Ginevra la Croce Rossa Internazionale.

La neutralità è contrattuale, riconosciuta da noi e dalle potenze che la codificarono; è perpetua e non occasionale; è armata, cioè protetta dal nostro esercito ed è benefica. Essa ha consentito alla Svizzera, fin dai tempi di Napoleone, di conservare intatte e immutate le sue frontiere, unico paese in Europa a godere di tale privilegio.

Il Circolo Svizzero e l’Ouvroir augurano una Pasqua serena / une Pâque de paix / frohes Osterfest Schöni Oschtere.