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Negli ultimi anni l’Italia ha visto crescere i numeri della sua emigrazione; i flussi di questa nuova ondata sono determinati dal mercato, sia interno agli spazi Schengen sia oltreoceano e, contrariamente a quanto è accaduto fino al ‘900, questa è un’emigrazione che si muove senza accordi bilaterali tra paesi erogatori e paesi accettori. Segue i propri valori e le proprie necessità.

Una delle mete scelte dagli italiani in questa nuova ondata migratoria, è la Svizzera ed in particolare il Canton Ticino, che negli ultimi 10 anni ha visto raddoppiato il numero di italiani domiciliati al suo interno. Dal 2012 il fenomeno ha assunto i toni di una vera e propria fuga.

Questa nuova immigrazione ha caratteristiche notevolmente diverse rispetto a quelle degli anni ‘50, ‘60 e ‘70 del secolo scorso; allora, nella metà del secolo, l’Italia messa in ginocchio dalla dittatura e dalla guerra, disponeva di un surplus di manodopera costituita da milioni di disoccupati che furono allocati grazie ad una serie di accordi bilaterali tra Svizzera ed Italia. Inizialmente emigrarono donne, per un breve periodo e soprattutto dal nord del Paese, e poi prevalentemente uomini da ogni parte della Penisola; adulti che erano, per la maggior parte, operai non qualificati.

Oggi i nuovi emigrati hanno un alto profilo culturale e professionale e cercano, in Svizzera ed in Ticino, un ambiente lavorativo e quotidiano migliore, non tanto un migliore stipendio; sono mossi da desideri e scelte di vita che qui vedono realizzate e che nessuno, al momento, pensa di abbandonare.

Photo: Pixabay