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Presentato alla vigilia della Giornata internazionale per la sensibilizzazione e l’azione contro le mine, il Rapporto annuale sulla Strategia antimine della Confederazione.

Il rapporto annuale 2017 passa in rassegna i risultati raggiunti lo scorso anno, nell’ambito degli interventi contro le mine, per la bonifica delle aree contaminate, per la sensibilizzazione ai rischi che tali ordigni rappresentano, per rafforzare le capacità locali e per l’assistenza alle vittime, nel quadro della strategia antimine 2016-2019.

La Svizzera ha concentrato i suoi sforzi sulla promozione ed il rispetto degli strumenti internazionali già attivi in questo ambito e, in occasione della giornata della Giornata mondiale per la Promozione e l’Assistenza all’Azione contro le Mine, che si è celebrata il 4 aprile, la Confederazione ha colto l’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica ed i governi sui drammi causati da questi ordigni e sulla necessità di proseguire sulla strada della proibizione, a livello mondiale, dell’utilizzo di questi ordigni.

Dopo due decenni di continui progressi nella lotta contro le mine e di costante riduzione del numero di morti, il numero delle vittime ha ripreso a salire: ogni anno almeno 8.600 persone sono vittime di esplosioni causate da quelle “armi immorali” che sono le mine antiuomo, le granate, le bombe ed i missili. “Dalla Cambogia al Mali e alla Somalia, dall’Iraq alla Siria, dalla Repubblica Democratica del Congo al Ciad, le popolazioni hanno disperatamente bisogno di essere protette dai rischi di esplosioni e dall’eredità assassina che queste (armi) si lasciano alle spalle” ha dichiarato, in occasione della Giornata mondiale contro le mine, Daniel Craig, ambasciatore di buona volontà delle Nazioni Unite per l’eliminazione delle mine e degli ordigni esplosivi.

Gli ha fatto eco il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Gutierres, che ha esortato tutti i governi ad offrire aiuto economico e politico alla lotta contro le mine, “perché possa proseguire là dove è necessaria” poiché, ha rincarato Gutierres, “le zone di guerra, sia in ambiente rurale che urbano, non hanno mai contato tante mine terrestri e congegni non esplosi che mutilano e uccidono dei civili innocenti, anche molto dopo la fine di un conflitto”, come ha dimostrato il ritrovamento, lo scorso 13 marzo, a Fano, in Italia, di un ordigno inesploso della Seconda Guerra Mondiale che è stato poi fatto brillare in mare.

Photo: Pixabay