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Una mostra collettiva con Giulia Crispiani, Leda Bourgogne, Jeanne Jacob, Marta Margnetti, Sabian Baumann, Soñ Gweha, Tomás Paula Marques, Zheng Bo.

La comprensione dell’amore ha subito significative trasformazioni negli ultimi anni. In un’epoca contrassegnata dai progressi digitali e tecnologici, le discussioni sulle identità di genere e le sfide alle strutture familiari tradizionali hanno finalmente preso il centro della scena. Il concetto di amore è ora soggetto a una riconsiderazione critica, con un’attenzione alle sue radici profonde nella struttura sociale capitalistica. Di fronte a certi stati che limitano i diritti delle coppie dello stesso sesso o ricriminalizzano l’aborto, le comunità LGBTQ+, in particolare, si fanno sempre più sentire nella loro resistenza contro ideali eteronormativi rigidi e vincoli legali. Essi sostengono forme alternative di intimità sessuale ed emotiva, così come reti di cura. La politica dell’amore comprende non solo come amiamo, ma anche chi amiamo. Questa mostra collettiva riunisce artisti che utilizzano diversi media per esplorare varie sfaccettature di questa complessa tematica.

Giulia Crispiani (1986, Ancona) è una scrittrice e artista che vive e lavora a Roma. La sua ricerca parte da una visione dell’essere umano come individuo politicizzato e dal tema della responsabilità dell’artista all’interno della società. Utilizza la pratica del fictioning come pretesto per affrontare questioni politiche, stereotipi di genere e sociali.

Leda Bourgogne (1989, Vienna) vive e lavora a Berlino. I suoi lavori includono immagini di tipo oggettuale così come poesia, performance, disegno, scultura e installazione, e trovano il loro punto di partenza in un interesse per la psicoanalisi, la filosofia, la letteratura, il cinema e i discorsi femministi.

Jeanne Jacob (1994, Neuchâtel) vive e lavora a Biel/Bienne. La sua pratica artistica coinvolge vari media, tra cui pittura, performance, testo e disegno. Il suo lavoro nasce da una lettura queer femminista e sociologia contemporanea. Nella sua pratica artistica, Jeanne Jacob naviga delicatamente temi con un mix di tenerezza e ironia, trasmettendo un profondo desiderio di trasformazione radicale.

Marta Margnetti (1989, Camorino) vive e lavora a Lugano. Nel 2013, ha co-fondato e co-diretto lo spazio d’arte Sonnenstube Lugano per cinque anni. Nel 2017 ha ricevuto il Premio Kiefer Hablitzel. Dal 2018 al 2020 è stata co-direttrice del centro culturale indipendente Morel a Lugano. Nel 2020 ha ricevuto il Premio Manor Ticino, mentre nel 2021 ha co-fondato il duo Fattucchiere con la curatrice Giada Olivotto. Le sue opere sono esposte alla Kunsthalle St. Gallen nella mostra personale intitolata “Serenata” fino al 12 maggio 2024.

Sabian Baumann (1962, Zug). Il corpus artistico di Sabian, incentrato sui concetti di corpo, identità e valori culturali, abbraccia una vasta gamma di mezzi artistici, ma trova il suo focus principale nella scultura e nel disegno. Sabian ha esposto in Svizzera e all’estero, ha avviato progetti collaborativi e transdisciplinari con un approccio queer e intersezionale-femminista, inclusi due film documentari.

Soñ Gweha (1989, Pontoise) è artista, ricercatricə e organizzatricə di comunità. Attraverso una pratica transdisciplinare, Soñ Gweha lavora con poesia, video, performance, installazione e scultura per destrutturare i meccanismi di sopravvivenza, consapevolezza e guarigione.

Tomás Paula Marques (lei/loro, 1994, Porto). I suoi film esplorano le lotte dei personaggi mentre navigano le aspettative e le norme sociali riguardanti il genere e la sessualità, la sua ricerca è alimentata sia dalle sue esperienze personali che da una ricerca storica e sociologica approfondita, arricchendo il suo processo creativo.

Zheng Bo (1974, Pechino) artista ecoqueer di etnia Bai. Attraverso il disegno, la danza e il cinema, coltiva la parentela con le piante: felci a Taiwan, muschio in Scandinavia, faggi in Germania e un’acacia con spine a ombrello nel deserto arabo. Guidato dalla saggezza taoista, Zheng Bo lavora con danzatori umani e non umani per coltivare giardini di erbacce, film sulla biofilia e incontri ecosocialisti.

La mostra , inaugurata il 22 marzo, sarà visitabile fino al 30 giugno 2024 all’Istituto Svizzero di Roma, via Ludovisi, 48.

Fonte: Istituto Svizzero