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La rubrica Antologia conduce un piccolo viaggio in parte della produzione letteraria elvetica. Obiettivo di queste brevi incursioni è di offrire un esempio di come la Svizzera è stata vista e conosciuta al di fuori dei suoi confini e di come i suoi autori si sono confrontati con il mondo o l’hanno rappresentata. In questa occasione avremo un assaggio della lunga novella “Romeo und Julia auf dem Dorfe” tratta dalla raccolta “Die Leute von Seldwyla” (1856), “La Gente di Seldwyla”, dello scrittore e poeta svizzero Gottfried Keller (Zurigo, 19 luglio 1819 – Zurigo, 15 luglio 1890).

Antologia: Romeo e Giulietta di campagna – terza parte

Il giorno dopo l’incontro fortuito con Nichetta, Sali non riusciva a far altro che pensare a lei ma no riusciva a ricostruire il volto, i ricordi si confondevano e i tratti del viso della giovane donna si confondevano con quelli della bimba sua amica d’infanzia. Nel pomeriggio Sali sgusciò via di casa e tornò al suo villaggio natìo per vedere Nichetta. Lungo la strada incontrò il vecchio Marti che si dirigeva in città; lo guardò con timore e l’uomo rispose con uno sguardo iracondo.
Erano molti anni che non si recava più presso quella casa e Salì rimase profondamente colpito dalla desolazione che si trovò davanti: nell’aia e intorno all’abitazione non c’er traccia di lavori agricoli, l’unico campo rimasto – quello causa di tanto odio – era seminato con rimasugli di sementi di vario genere, raccolta da avanzi rimasti in giro, che crescevano disordinati e trascurati, la stalla era vuota e malconcia e così il granaio dove stavano gli attrezzi da pesca invece dei prodotti dei campi, non vi erano animali di sorta, neanche qualche gallina, e anche la fontana era rotta e l’acqua zampillava da una fenditura vicino al suolo; il padre non l’aveva accomodata e la povera ragazza doveva fare il bucato nelle pozze del terreno invece che nel mastello! La casa stessa era malconcia e trascurata, alcune finestre avevano i vetri rotti rattoppati con la carta, ma tutto intorno era avvolta da ciuffi di verde e fiori, violacciocche e fagioli la decoravano in modo allegro e selvaggio. I fagioli crescendo si aggrovigliavano ad ogni supporto possibile: una vecchia scopa pianta a rovescio nel terreno, una vecchia scala in legno, un’antica alabarda che era appartenuta al nonno di Nichetta e che da anni faceva la guardia alla casa.

La casa sembrava deserta, Sali si appoggiò ad una tettoia nei pressi e rimase a guardare la porta fino a quando Nichetta ne uscì e, dopo un poco, si accorse di lui.
Sali si avvicinò a Nichetta e si strinsero le mani, iniziarono a parlare, quanto avrebbero voluto tornare amici, potersi voler bene, dimenticare l’odio tra le due famiglie. Nichetta pregò Sali di andare via, di dimenticarla; Sali non voleva lasciarla senza aver parlato ancora con lei, si detterò così appuntamento verso sera nel campo del padre della giovane.

Sali andò subito sulla collina dove si trovavano i famigerati campi e si stese nell’erba a guardare il bel cielo di luglio, poco dopo Nichetta lo raggiunse e felici e sorridenti presero a passeggiare su e giù per il campo, dalla sommità fino al fiume sottostante, tenendosi per mano tranquilli e silenziosi. Ad un tratto però videro un uomo di fronte a loro, un uomo nero, tetro. Nichetta ebbe un sussulto e Sali, disse: “Il violinista nero!” chiaramente spaventato. L’uomo infatti aveva un violino ed un archetto ed era vestito con una giubba sporca di fuliggine, indossava un cappellaccio nero ed aveva capelli, barba, volto e mani nere perché, tra i mille mestieri che faceva, aiutava anche i carbonai nel loro lavoro.

L’uomo salì su un cumulo di pietre, si guardò intorno, vide i due giovani e li apostrofò dicendo: ”Io vi conosco, siete i figli dei due uomini che mi hanno sottratto questo terreno. Guardatemi, i vostri padri mi conoscono bene, anni or sono quando pubblicarono che c’era del denaro per gli eredi di questo campo che era stato venduto, io tante volte mi sono presentato ma, non avendo certificato di battesimo né diritto di cittadinanza e non potendo i miei amici – che hanno assistito alla mia nascita – farmi da testimoni perché anche loro dei senza patria, ho perduto quei soldi che mi spettavano e che mi avrebbero permesso di emigrare. Ho pregato i vostri padri perché testimoniassero che ero il legittimo erede e proprietario ma loro mi hanno scacciato malamente e ora sono andati anche loro in malora!” detto questo sene andò per la sua strada e i due ragazzi continuarono a parlare e a scherzare, trovarono un riparo tra le spighe del grano e lì, si abbracciarono e si baciarono, chiacchierando e sognando di amarsi come moglie e marito, fino a quando fu l’ora di rientrare.

Alzatisi, i due uscirono dal grano tenendosi per mano e videro il padre di Nichetta che li aspettava. L’uomo, dopo aver incontrato Sali lungo la strada mentre andava in città, si era fatto prendere dal sospetto ed era tornato al villaggio, a casa, dove non aveva trovato la figlia e così si era diretto al campo dove aveva trovato il cesto della figlia ed era rimasto a cercarla.
Alla vista dell’uomo i ragazzi rimasero esterrefatti, anche Marti fu sorpreso e, scuro in volto, cominciò a gridare, inveire, bestemmiare e si lanciò su Sali che, atterrito, si scansò, il vecchio allora afferrò la figlia e la colpì con uno schiaffo, la prese per i capelli per trascinarla via e continuare a picchiarla. Sali istintivamente afferrò una pietra e colpì con forza l’uomo in testa, Marti cadde sul mucchio di sassi.

Nichetta, vedendo il padre che sembrava morto, disse: ”L’hai ucciso!”, poi gridò, scosse il corpo dell’uomo, ne esaminò il capo ma non vide ferite, allora gli mise un petalo di papavero sulle labbra e vide che respirava ancora, così disse a Sali: ”Corri in cerca di aiuto, vai in paese ma non raccontare nulla di quanto è accaduto, io farò lo stesso. E non tornare più.”
Sali corse via, lungo la strada incontrò un ragazzino che non lo conosceva e lo incaricò di cercare aiuto e poi vagò tutta la notte nei boschi, disperato.
Il giorno dopo, spiando i discorsi dei contadini, venne a sapere che Marti era vivo ma non ricordava nulla di quanto gli era accaduto e nessuno sapeva cosa gli fosse capitato.

rid. MdP