La rubrica Antologia propone un viaggio letterario sulla Svizzera e sui suoi scrittori ed intellettuali, su come è stata conosciuta al di fuori dei suoi confini e come lei stessa ha visto il mondo che la circondava. La nostra esplorazione prosegue con il libro “Reisen in verscheidene Provinzen des Königreichs Neapel “ di Carl Ulysses von Salis Marschlins (1762 – 1818, Landquart, Canton Grigioni, Svizzera). Salis Marschlins fu un giurista, appassionato naturalista, botanico ed entomologo e autore di studi su agricoltura ed economia. Come era d’uso ai suoi tempi viaggiò in Italia, in quello che era il Regno di Napoli, dalla Puglia all’Abruzzo, descrivendo in modo diretto e netto i luoghi nelle loro caratteristiche geologiche ma anche interessandosi delle colture e produzioni praticate; descrive i centri abitati e le popolazioni che incontra sul suo cammino con le loro caratteristiche culturali, sociali ed economiche, dando uno spaccato nitido delle regioni che attraversa.
Proponiamo un passo del libro dall’edizione inglese del testo per scoprire alcune zone d’Italia viste con gli occhi di un viaggiatore attratto dalle particolarità della Penisola.
Taranto
Sono giunto infine nella vetusta molle Tarantum e mi è parso di respirare un’aria più dolce non appena sono arrivato nei dintorni della città. Non so se vi abbia contribuito la mia immaginazione esaltata dai ricordi dell’antica Tarantum, così felice una volta e così temuta, o se il clima delizioso abbia avuto particolare influenza sul mio corpo, è certo però che ho sentito un generale benessere non appena sono entrato nell’antica colonia del fiero Phalantus.
Non appena arrivato dedicai le mie giornate a visitare tutto ciò che vi è di notevole nella città e nelle vicinanze, mentre passavo le mie serate in compagnia delle signore tarantine. Non avrei mai creduto di poter trovare così amabili e piacenti signore in una città di provincia così poco frequentata e posta nel limite estremo d’Italia; molte di loro, in verità, conoscono ed hanno soggiornato per un certo tempo nella capitale del Regno e ciò che si nota è che esse hanno riportato le maniere disinvolte della Corte senza però averne preso la duplicità, la vanità e la dissipazione. Ho avuto occasione di constatare, in più di una famiglia, come le donne italiane siano degne della più alta considerazione, come le donne delle altre nazioni.
La posizione della città di Taranto è una delle più belle d’Europa. Nel punto dove il mare Adriatico si unisce allo Jonio la penisola italiana forma una lingua di terra i cui confini sono composti da un catena di colline di pietra calcarea la quale, partendo dal grosso giogo degli Appennini direttamente verso est, forma il promontorio di Finibus Terræ e il grandissimo golfo di Taranto.
Quasi all’inizio di questo golfo due lembi di terra si spingono così serrate sopra una roccia che rimane tra di loro, che il golfo viene ridotto a due stretti canali per riaprirsi, subito dopo, in un notevole lago interno. La città di Taranto è posta sopra questa roccia e domina non solo questo lago, chiamato mare piccolo, contornato da campi fertili e colline, ma anche il mare esterno, chiamato mare grande, e che un porto naturale limitato da una parte da Capo San Vito e dall’altra dal Capo San Colichio e riparato da due isole post nel mezzo.
La altissime montagne di Calabria, ora tutte coperte di neve, proseguendo verso sud-ovest, segnano, alla distanza di più di cento miglia, l’estremo limite del golfo mentre verso sud est, il confine si perde nella vasta distesa delle acque.
Lo stato interno della città però non corrisponde affatto alla bellezza della sua posizione. Diciottomila abitanti sono serrati su questa piccola roccia in case così alte e così totalmente addossate l’una all’altra da rendere le strade buie, strettissime e, per di più, ventose oltre misura. Aggiungete un lastricato orribile, soprattutto nella via della Marina, la quale superando l’abituale sporcizia italica, non è attraversabile a causa del suo sudiciume e del suo fetore. Questo quartiere prova in modo eclatante che la città è troppo popolata per la sua estensione.
Pochi anni fa, alcuni cittadini benemeriti, proposero di edificare un sobborgo nel continente, che è congiunto alla rocca con un ponte, allo scopo di sfollare la città e ridurne la popolazione e per fornire delle abitazioni alle famiglie che, continuamente, abbandonano le vicine baronie; ma, pur essendo stato il progetto approvato dal Governo, non si riuscì a convincere gli abitanti del vecchio quartiere ad abbandonarlo e i proprietari dei terreni dove dovevano sorgere le abitazioni ebbero così poco patriottismo ed un’idea così limitata dei propri interessi, che pretesero per il solo dei prezzi smodati e si rifiutarono di erigere i fabbricati a proprie spese.
Come possibile soluzione si pensò anche di chiedere al Governo di poter chiudere le porte della città due ore dopo il tramonto, così da obbligare gli abitanti dei sobborghi a lasciare a quell’ora la città. E qui vale la pena ricordare che, quantunque la città di Taranto sia una fortezza e città di guarnigione, vi sono più di venti brecce nelle mura diroccate, dove potrebbero passare senza difficoltà, perfino delle carrozze. In breve, l’intero progetto, che se fosse stato realizzato, avrebbe beneficiato la città e i dintorni, venne abbandonato, e così accadrà sempre se il Re e suoi ministri non conosceranno meglio l’interno del Regno e continueranno a fidarsi dei governatori; i quali preferiscono il loro tornaconto al benessere collettivo.
fine prima parte