Gli inni nazionali. CosĂŹ amati, cosĂŹ storpiati, di Giuseppe Rusconi, articolo apparso nel âCorriere del Ticinoâ del 21 giugno 2012.
LâEuropa comunitaria sfiorisce, rinverdiscono gli inni nazionali.
Non è che fossero mai seccati del tutto, ma per anni sono stati confinati in orticelli intimi dalle alte mura. Non solo, ma in tv pativano non raramente lâonta suprema: quella di essere malamente interrotti dalla pubblicitĂ . Oggi invece godono di un loro rispettato spazio dâonore. Come emerge dagli Europei in corso.
I tifosi lâinno nazionale ce lâhanno sempre avuto nelle viscere, sede dei sentimenti piĂš profondi (anche âpoliticamente scorrettiâ). Ora lo possono cantare a squarciagola. Fanno di piĂš: a volte disapprovano sonoramente quello degli altri⌠Non certo però una novitĂ , per chi si ricorda ad esempio lâuragano di fischi âpoliticiâ elveto-cechi che accolse lâinno sovietico nei mondiali di hockey del 1971 a Berna. Nuovo è che si fischi pubblicamente anche il proprio, come è accaduto il 24 maggio alla finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus, quando in 30mila hanno accompagnato lâInno di Mameli con un ululato ininterrotto, introdotto e concluso dallo slogan neo-ellenico âSiamo partenopeiâ. Il giorno dopo ecco a Madrid la finale della Coppa del Re, con i tifosi catalani e baschi uniti nellâinsulto sonoro alla versione peraltro accorciata a 27 secondi della malcapitata âMarcha Realâ.
Tra i calciatori câè chi impugna lâinno a moâ di grido di battaglia: polacchi, croati, irlandesiâŚCâè chi non apre bocca: la Spagna intera, dato che non esiste un testo attuale per la giĂ citata âMarcha Realâ. In una stessa squadra câè chi urla, chi canta, chi biascica e chi tace, forse perchĂŠ non sa o non ha mai voluto sapere: lâesempio piĂš clamoroso è la ânuovaâ Germania. Nella nazionale azzurra perdura un alone di mistero: Balotelli è stato inquadrato sempre per primo, quando risuona solo lâattacco musicale di âFratelli dâItaliaââŚDel resto permane lâeco dellâostentato chiacchiericcio dei noti Bossi e Tremonti durante lâesecuzione dello stesso inno, alla Camera, nel giorno del 150.mo.
Che cosa cantino i calciatori, poi, non sempre è cosĂŹ chiaro. Il 5 giugno 2010 per Svizzera-Italia è ancora incerto se il âpadanoâ Marchisio abbia aggiunto âladronaâ a âschiava di Romaâ. Forse un caso di fallo intenzionale, mentre invece di storpiatura consolidata (come quando nonna Margherita diceva âLiterâ al posto di âHitlerâ) si può parlare sentendo la nota Maria De Filippi cantare âLa porga la chiomaâ (invece di âLe porgaâ) in âAmiciâ del 12 maggio scorso. La stessa sera si è esibita nella âMarseillaiseâ la sempre deliziosa Sophie Marceau. Ahimè, anche colei che in âChouansâ(film del 1988) interpretava la maestrina tricolore nella Vandea controrivoluzionaria, è inciampata su âils viennent (i feroci nemici austro-prussiani) jusque sur nos pasâ al posto di âdans nos brasâ.
Torniamo agli Europei: quali sfide musical-identitarie ci propongono i quarti di finale? Oggi si affronteranno il nostalgico âDovâè la mia casa?â (Repubblica Ceca) e il brioso-bellicoso âEroi del mare/nobile popoloâ (Portogallo). Domani si farĂ il pieno di emozioni anche extracalcistiche: lâimponente âDas Lied der Deutschenâ (musicato da Haydn) si confronterĂ con lâinno ottocentesco alla libertĂ greca, a quel tempo contro i turchi. Sabato scontro tra titani del Settecento: alla monarchica âMarcha Realâ si contrapporrĂ il simbolo repubblicano per eccellenza, la âMarseillaiseâ. Domenica infine lâ âInno di Mameliâ se la vedrĂ con âGod save the Queenâ (musicalmente anche inno svizzero fino al 1961). E saranno scintille poco regali.