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articolo di Giuseppe Rusconi apparso sul Corriere del Ticino del 30 ottobre 2012.

Che cos’è il diritto canonico? Come si giustifica la sua esistenza all’interno della Chiesa? E’ un diritto di origine anche divina o soltanto umana? Sono queste alcune delle domande fondamentali cui cerca di rispondere don Libero Gerosa nei due volumi dell’ “Introduzione al diritto canonico” pubblicati dalla Libreria editrice vaticana. L’autore, molto legato al vescovo Eugenio Corecco, è oggi professore ordinario di diritto canonico presso l’Istituto di diritto canonico e diritto comparato delle religioni (DiReCom) di Lugano, da lui fondato nel 2008.

L’“Introduzione”, che si avvale di una prefazione di monsignor Georg Gänswein, è stata presentata nei giorni scorsi presso il Circolo della Stampa di Milano, relatori il cardinale Francesco Coccopalmerio (presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi) e i professori Chiara Minelli (Università di Brescia, postulatrice della causa di beatificazione di don Giussani) e Ludger Müller (Università di Vienna).

Nella prefazione il segretario particolare di Benedetto XVI rileva che “dopo il Concilio Vaticano II non raramente è stata messa in dubbio la legittimità stessa dell’esistenza del diritto canonico”; perciò si è rivelata “necessaria ed urgente” la riflessione sull’oggetto sviluppata da teologi di varia estrazione. Certo il diritto canonico, osserva poi l’Autore nelle “Considerazioni introduttive” del primo volume, suscita di per sé sensazioni ecclesiali contrastanti: per un verso appare come “una forte provocazione alla libertà personale” in contrasto per alcuni con la “vita pastorale”, per l’altro come “un insieme di norme che garantisce il permanere dell’identità della Chiesa e l’unità del simbolo della fede”. Dopo il Vaticano II si ha un fiorire “di un ampio pluralismo teologico”. Soprattutto si cerca di risolvere un dilemma di base, come annota anche il cardinale Coccopalmerio: “Il diritto canonico è una realtà creata dal legislatore ecclesiale umano? Oppure è una realtà esistente prima del legislatore?” Per il porporato milanese “si fa fatica, una grossa fatica” a trovare nei canonisti (“forse la quasi totalità”) un concetto di diritto canonico come realtà precedente l’opera del legislatore; e anche in Eugenio Corecco, che – come rileva il professor Gerosa – invita “a considerare la legge canonica come disposizione della fede e non come ordine della ragione” (il che non significa che la fede operi contro la ragione, anzi valorizzata), non è chiaro se il diritto canonico sia “pura legge ecclesiale opera del legislatore umano”.

Per restare al compianto vescovo di Lugano, l’autore evidenzia la novità da lui apportata al dibattito, già dal congresso di diritto canonico del 1976 a Pamplona: nella Chiesa “gli elementi teologicamente costituenti comportano necessariamente anche una normatività giuridica”. Perciò si può dire che “la canonistica è una disciplina teologica con metodo teologico”. Osserva l’Autore che la proposta “rappresenta uno dei tentativi più autentici di ristabilire, in modo corretto e preciso, i nessi tra norma canonica e verità cattolica”.

Come si noterà, nei due volumi di Libero Gerosa (il primo, con la collaborazione di Stefano Violi, più “teologico”; il secondo, con quella di Andrea Stabellini, più didattico) sono poste buone basi per uno sviluppo ulteriore del dibattito sull’essenza del diritto canonico. Che, pur estremamente complesso, trova sempre degli appassionati pronti a dedicarvi una vita intera.