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commento di Giuseppe Rusconi, elezioni siciliane, apparso sul Corriere del Ticino del 30 ottobre 2012.
Una premessa è opportuna: la Sicilia in questi ultimi anni ha espresso in più occasioni tendenze elettorali anticipatrici di quelle nazionali. Difficile dire se lo sarà anche stavolta, nell’ottica dell’ormai prossimo appuntamento di primavera: non si può certo escludere, sebbene quest’ultimo sia ancora gravato da troppe incognite riguardanti la presenza attiva di politici come Berlusconi o di ‘tecnici’ come Monti.

Dalle elezioni di domenica emerge prima di tutto il dato dell’astensione: se nelle precedenti regionali del 2008 la partecipazione era del 66,7%, l’altro ieri si è scesi al minimo storico del 47,4%. Quasi un terzo dei votanti di quattro anni fa ha dunque preferito starsene a casa, esprimendo in tal modo il suo disgusto sia per la classe politica che per le politiche di austerità montiane. A questi si devono aggiungere coloro che alle urne ci sono andati, ma facendo una scelta radicale a favore del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che nel 2008 aveva ottenuto l’1,7%. Ora è balzato attorno al 15%, con il candidato Cancelleri al 18%. Per un movimento fin qui urbano e settentrionale un bel risultato in una regione fuori porta, il che alimenta grandi speranze per la sfida nazionale.

Non c’è dunque da meravigliarsi che i grandi partiti tradizionali abbiamo registrato perdite considerevoli nel numero dei voti ottenuti (sempre rispetto al 2008) oltre che in percentuale. Il bacino del pdl si è ridotto di più della metà, quello del pd di più di un terzo, quello dell’udc pure di un terzo. Dato però che pd e udc si erano alleati, hanno portato alla vittoria il loro controverso candidato Rosario Crocetta. La vittoria dell’alleanza gattopardesca tra pd e udc potrebbe avere dei riflessi a livello nazionale, incoraggiando chi nei due partiti pensa, per le elezioni politiche, più al potere che all’ideologia. In tale ottica il partito democratico di Bersani dovrà però valutare se su piano nazionale non gli convenga inglobare (anche o invece) la sinistra radicale e l’Italia dei valori, pur duramente sconfitte in Sicilia.