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Svanisce l’ipotesi di un Mondo Cattolico Unito per Monti – di Giuseppe Rusconi, apparso sul Corriere del Ticino del 12.01.2013.

A fine anno (vedi pronunciamenti dei vertici vaticani e della Chiesa italiana) sembrava una possibilità reale il ricompattarsi di buona parte del mondo cattolico attorno a Mario Monti. Dell’ipotesi oggi restano i cocci. E’ ormai evidente che alle prossime elezioni i cattolici andranno, come in anni recenti, in ordine sparso. Tra i “big” c’è chi resterà nel Pdl berlusconiano (come il ciellino Lupi), chi voterà per la lista Monti (come Olivero, ex-presidente delle Acli o l’altro ciellino Mauro), chi correrà sotto i colori del pd bersaniano (come Edo Patriarca, presidente del volontariato). Tra i cattolici praticanti ma non affiliati a gruppi, si riproporrà anche il voto per la Lega (spesso sottovalutato). Molti in ogni caso quelli che oggi si sentono “orfani” di un partito di riferimento.

Quando c’era la Democrazia cristiana la maggioranza dei cattolici si schierava con lo scudo crociato. Poi è subentrata la diaspora. Secondo gli analisti, negli ultimi appuntamenti elettorali il centrodestra è però stato votato da molti cattolici senza etichetta. Diverso il discorso per gli affiliati a movimenti di massa: in genere hanno seguito assai fedelmente le ‘istruzioni’ piovute dai vertici. Ad esempio le Acli, i Focolarini, la Comunità di Sant’Egidio, l’Azione cattolica hanno scelto spesso il centro-sinistra; Comunione e Liberazione, Alleanza cattolica, Opus Dei, il centro-destra. Rinnovamento nello Spirito, i neocatecumenali, il Movimento cristiano lavoratori si sono distribuiti tra centro-destra e centro; il sindacato Cisl tra centro e centro-sinistra.

Nell’ottobre del 2011 la Conferenza episcopale ha stimolato la formazione di un ‘pensatoio’ cattolico, così da creare le condizioni perché, nella stagione incerta del dopo-Berlusconi, le istanze cattoliche pesassero di più nella politica nazionale. Presente il cardinale Angelo Bagnasco, si svolse così a Todi un primo “forum”, bissato un anno dopo. Giovedì scorso ci doveva essere il tris, con la partecipazione di Mario Monti che il “forum” avrebbe dovuto indicare come proprio candidato.

Non è andata così. Quali le ragioni? In primo luogo i personalismi emersi all’interno del mondo associazionistico. Grande fautore di un “forum” pro-Monti è stato il ministro Andrea Riccardi (fondatore di Sant’Egidio), accusato però di voler mettere i partecipanti davanti al fatto compiuto. Altri forti malumori sono derivati dal “no” montiano all’inserimento nell’“agenda” di riferimenti ai valori di vita, famiglia, scuola. Dal pubblico favore per Monti dei vertici ecclesiali si sono distanziati alcuni vescovi, dal ciellino Luigi Negri a Domenico Mogavero, vicino agli immigrati. L’arcivescovo Rino Fisichella (“ministro” vaticano per la Nuova Evangelizzazione) ha poi puntualizzato che da parte della Chiesa non c’erano state indicazioni di voto. Monti del resto non ha mai goduto di grandi simpatie da parte della ‘base’ cattolica di ogni colore, a dispetto della sua pubblica devozione: gli si rimproverano scarsissima socialità e vicinanza ai circoli esclusivi dell’alta finanza mondiale. Anche l’“Avvenire” (quotidiano dei vescovi) ha incominciato in questi ultimi giorni a prendere le distanze: dopo aver bacchettato la laicista Giulia Bongiorno (capolista della lista Monti per il Lazio insieme con Casini), ieri ha molto evidenziato la scelta montiana di inserire nelle liste per la Toscana due attivisti gay. Dispetto o no, la tanto auspicata luna di miele con un mondo cattolico coeso sembra proprio finita.