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2013-06-23 08.01.37 Domenica 23 giugno 2013 l’Aula delle Benedizioni nel Palazzo apostolico ha ospitato l’annuale festa dell’Associazione ss. Pietro e Paolo. Dopo il giuramento dei nuovi soci, la messa celebrata dal cardinale Angelo Comastri e la consegna di premi e onorificenze, ha fatto il suo ingresso nell’Aula papa Francesco, salutato dall’ormai abituale tripudio del migliaio di presenti. Nel suo saluto ha esaltato il senso della gratuità caratteristico dei membri dell’associazione: “Questo è bello: servire senza chiedere nulla in cambio, come ha fatto Gesù”.

Nata nel 1971 per raccogliere l’eredità della Guardia Palatina d’Onore sciolta da Paolo VI, l’associazione si ripropone di “rendere una particolare testimonianza di vita cristiana, di apostolato e di fedeltà alla Sede apostolica” grazie a molteplici attività culturali, caritative e di servizio.
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Dopo il saluto del presidente Calvino Gasparini e dell’assistente spirituale monsignor Joseph Murphy, i ventidue nuovi soci (5 allievi e 17 aspiranti) hanno prestato la promessa solenne, ricevendo nel contempo un esemplare del Vangelo. Tra loro Edoardo Trebbi che ha ricevuto un premio come primo tra gli allievi. Nell’omelia della messa (condecorata dalle melodie del coro dell’Associazione) il cardinale Comastri ha ricordato le tappe essenziali della vita di san Paolo, poi di san Pietro, evidenziandone l’accettazione del martirio. Dopo la conclusione della messa (concelebrata anche dai cardinali Coppa e Toppo) e la consegna di premi e onorificenze, sono risuonate le note dell’Inno Pontificio per l’arrivo – sperato ma di cui non si era certi – del Papa. Che, nel suo saluto, ha voluto subito sottolineare il primato delle attività caritative dell’Associazione rispetto a quelle culturali: “Soprattutto la carità, l’attenzione concreta verso gli altri, verso i più poveri, DSC_0793 deboli e bisognosi è un segno distintivo del cristiano”. Oltre a esaltare la carità, papa Francesco ha indicato nella magnanimità un’altra grande virtù cristiana: bisogna “avere il cuore grande, allargare il cuore sempre, con pazienza, amare tutti”, evitando “le piccolezze che ci fanno tanto male”. Perciò la Benedizione finale doveva scendere anche “su alcuni che vi fanno del male, alcuni con i quali siete un po’ arrabbiati”. Lasciata l’Aula, sempre tra gli osanna dei presenti, papa Francesco è poi salito nell’Appartamento papale da dove ha recitato il consueto Angelus domenicale ricordando i tanti martiri della storia cristiana ed anche “i papà e mamme che ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia”.

Giuseppe Rusconi

OSSERVATORE ROMANO del 23 giugno 2013 pagina 7.