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Articolo di Giuseppe Rusconi apparso sul Corriere del Ticino di lunedì 24 febbraio 2014.
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C’era anche il papa emerito, Benedetto XVI, sabato al primo Concistoro di papa Francesco, la cerimonia di creazione dei nuovi porporati nella basilica vaticana preceduta da incontri sul tema della famiglia. «Il Papa – afferma il cardinale portoghese José Saraiva Martins che incontriamo in un appartamento che dà su piazza San Pietro – ha colto l’occasione della creazione di 19 nuovi porporati per farla precedere da un incontro del collegio cardinalizio su un argomento decisivo: la famiglia. Il motivo è semplice: quest’anno e il prossimo la Chiesa è stata chiamata da papa Francesco a riflettere proprio su tale tema. A ottobre per discutere del tema converranno a Roma vescovi da ogni continente e così accadrà anche nell’ottobre 2015. Dunque il Concistoro è stato pensato come una prima possibilità di riflessione cardinalizia in vista del Sinodo».

Una riflessione feconda?
«Per quanto ho ascoltato, sì». Sulla concezione di famiglia, Chiesa cattolica e società sembrano divergere in misura rilevante… «Purtroppo sono in contrasto. La famiglia, come ha detto papa Francesco, “oggi è disprezzata, maltrattata”. È un grave errore anche dal punto di vista della società, che proprio sulla tenuta della famiglia fonda il suo futuro. La famiglia è però un’istituzione umana, senza un colore originario particolare, come si è visto anche recentemente…». Per esempio in Francia, dove, accanto ai cattolici, hanno sfilato contro la legge sul matrimonio gay molti protestanti, musulmani, non credenti ecc. «Tale mobilitazione è stata una nuova dimostrazione di quanto si diceva». Nel saluto il Papa ha ribadito che non si tratta di cambiare la dottrina, ma di cercare le vie di un accompagnamento pastorale «da attuare nelle condizioni odierne». Che non sono facili…

«La dottrina sociale resta fondamentale. Cristo del resto non è venuto a insegnarci nuove verità, ma a evidenziare quelle verità che sono iscritte da sempre nel cuore dell’uomo. La famiglia è una di queste. Dio ha creato l’uomo e la donna, maschio e femmina, tesi in quanto coppia alla procreazione. E su questo non si può cambiare. Nessuna voce nel Concistoro si è levata per sollecitare modifiche a tale legge autenticamente umana e dunque cristiana. E nessuna ha evidenziato il tema delle unioni tra persone dello stesso sesso».
Da una parte la dottrina che resta invariata, dall’altra la sua applicazione che alcuni vorrebbero flessibile. Ne ha parlato nella relazione introduttiva il cardinale Kasper, riflettendo sulla possibilità che i divorziati risposati possano ricevere la comunione. «Il tema è stato citato anche in alcuni interventi in aula. Sarà però il Sinodo a trattare l’argomento in profondità.

Compito del Concistoro era solo di preparare la via. Certo i principi sono chiarissimi. Non si può, secondo la dottrina sociale della Chiesa, riammettere i divorziati risposati alla Comunione. Ci sono però dei casi particolari». Ci faccia un esempio…
«Un coniuge ha dovuto subire un divorzio che non voleva. Vorrebbe di cuore poter ricevere la Comunione ma oggi non può. Di per sé non è colpevole del divorzio. È spontaneo allora pensare: perché negargli la Comunione?». Nella relazione introduttiva si è affacciata come ipotesi pure quella della via del sacramento della Penitenza per un’eventuale riammissione del divorziato risposato alla Comunione.

«Che significa “pentimento”? Come si può verificare? Il divorziato deve rinunciare alla nuova sposa, ipotesi che appare irrealistica? Qui sembra difficile riuscire a conciliare dottrina e prassi».