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Il Circolo Svizzero ha avuto il piacere e l’onore di incontrare S.E. l’Ambasciatore Svizzero in Italia, San Marino e Malta, Giancarlo Kessler e porgli alcune domande le cui risposte siamo lieti di poter condividere.
kessler
• Siamo molto felici di poter avere di nuovo la Sua persona a Roma, anche perché tutti ricordiamo con piacere il suo precedente soggiorno, rispetto alla sua precedente esperienza romana come ritiene sia cambiata, in generale, l’Italia?

Sicuramente è interessante rilevare il cambiamento generazionale in seno alla politica italiana. Inoltre, sul piano infrastrutturale ho notato vari progressi, per esempio il completamento del raccordo anulare, dell’alta velocità, la conclusione per il 2015 della variante di valico sulla A1 etc. D’altra parte la crisi finanziaria e le sue conseguenze ed i mutamenti geopolitici pongono le autorità di fronte a dei problemi immediati quali il funzionamento degli ammortizzatori sociali e l’immigrazione.

• La Svizzera è in testa per numero di brevetti depositati, un indicatore significativo ma che deve essere interpretato. Quali sono le opportunità per sfruttare questo patrimonio di brevetti e competere a livello internazionale? Il legame fra professionisti e imprenditori svizzeri che operano all’estero può essere un canale per attivare sistemi di produzione e distribuzione che valorizzino questo patrimonio – finora potenziale – rendendolo un vero e proprio vantaggio competitivo?
Il numero di brevetti depositato è solo uno fra gli indicatori che confermano che la Svizzera da alcuni anni fa parte dei primi paesi per quel che concerne capacità di ricerca ed innovazione. Dal vivace e dinamico mondo imprenditoriale elvetico nascono imprese innovative che cercano di farsi strada, spesso anche a livello internazionale. Il principale compito dello Stato è quello di creare le condizioni quadro affinché ricerca e sviluppo possano fiorire e di aiutare le piccole e medie imprese sulla via dell’internazionalizzazione mettendo a disposizione piattaforme d’informazione e consulenza come quelle dei Swiss Businnes Hub o degli Swissnex. Il legame di professionisti ed imprenditori svizzeri che operano all’estero con le realtà economiche ed imprenditoriali svizzere non esiste solo potenzialmente, ma, come dimostrato da innumerevoli esempi, esso esiste e continua a svilupparsi.
• Nel mondo scientifico e accademico serpeggia un certo imbarazzo a seguito delle vicende che hanno portato alla decisione di Bruxelles di congelare la partecipazione degli istituti elvetici al programma di ricerca europeo “Horizon 2020”, sicuramente la partecipazione elvetica potrà realizzarsi in partnership con altri paesi, come l’Italia, con modalità di finanziamento differenziate. Quale potrebbero essere le strategie per favorire la collaborazione fra gli enti di ricerca italiani e quelli elvetici al fine di mantenere alto il livello di interscambio in questo settore?

La piena partecipazione al programma Horizon 2020 della Svizzera è garantita sino al 2016. Come è noto, in Svizzera il ruolo delle autorità nel sostenere la ricerca è complementare e sussidiario. Esso prevede che lo Stato si occupi di finanziare ricerca di base, offra incentivi all’innovazione e che la ricerca applicata sia lasciata ai privati. Le università, politecnici e scuole universitarie professionali devono decidere autonomamente con chi e con quale intensità collaborare. Questo è anche il punto di vista da parte italiana come mi è stato confermato in occasione di vari colloqui con le autorità e le università.

• Fiscalità delle aziende, scambio automatico d’informazioni, libera circolazione delle persone e delle merci. Un ambito inutilmente complesso e non armonizzato che si traduce in costi e rischi per qualsiasi attività imprenditoriale, quali gli approcci migliori per competere in sia in Europa che a livello internazionale?

La politica svizzera è sempre stata quella di liberalizzare e semplificare per quanto possibile le disposizioni che regolano i mercati affinché gli imprenditori possano competere al meglio senza eccessivi ostacoli burocratici. In generale, stabilire regole che valgono per tutti (come si fa in ambito OMC ed OCSE) favorisce i piccoli Stati che si vedono meno esposti a misure unilaterali da parte di altri più grandi ed influenti.

• Quale ruolo possono giocare le Comunità Svizzere all’estero nelle relazioni internazionali della Confederazione, sia a livello “sistema generale” che per specifici obiettivi geopolitici che possano aggregare e coordinare le diverse comunità nei diversi quadranti dello scacchiere internazionale? L’Italia si trova in una posizione strategica sia rispetto all’Unione Europea che rispetto al bacino mediterraneo, tanto critico quanto ricco di opportunità: quali possibili scenari intravede a medio e lungo termine?
A partire dal 2012, grandi mutamenti hanno scosso le regioni meridionali ed orientali che si affacciano sul Mediterraneo. Alla luce della sua storia, vicinanza geografica, dei suoi legami e delle sue capacità, l’Italia ha giocato e continua ad avere un ruolo importante nelle relazioni con i paesi dell’area mediterranea. In particolare, la vicinanza della penisola ad alcune aree attualmente focolai di crisi, offre delle opportunità di lavorare in favore dello stabilità, della pace ed in favore di un sviluppo maggiormente equilibrato.

La società civile può giocare un ruolo importante nella società, basta pensare a quel che è successo recentemente in Tunisia ed altri paesi che si affacciano sulla costa del Mediterraneo. Comunità che difendono valori democratici, lo stato di diritto e rendono attente le autorità a possibili soprusi ed ingiustizie contribuiscono ad una gestione oculata della cosa pubblica. Alle varie comunità di trovare quel che meglio corrisponde alle loro possibilità ed esigenze.