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Si sente parlare spesso di “ordine mondiale a guida americana”, ma da diversi anni a questa parte abbiamo assistito a una serie crescente di emergenze internazionali che hanno messo in dubbio la solidità di questo assetto globale.

Dalla crisi finanziaria del 2008 all’emergenza del debito nei paesi europei, dalle rivolte arabe ai conflitti in Libia, Siria e Yemen, dalla questione ucraina all’ascesa del cosiddetto “Stato Islamico”, dalla Brexit alla rinnovata contrapposizione con la Russia, l’ordine internazionale è stato scosso da una progressiva instabilità.
Di fronte a queste turbolenze via via più preoccupanti, gli Stati Uniti sono apparsi incerti, dando l’impressione di non essere in grado di imporre la loro tradizionale leadership nei consessi internazionali dove abitualmente vengono discusse le strategie per contrastare crisi di tale portata.
Questo senso di disorientamento è stato accresciuto dalla cosiddetta “ondata populista” che ha contribuito a portare alla Casa Bianca il presidente Donald Trump, esacerbando lo scontro politico a Washington.

Ne parleremo durante il pomeriggio, dedicato ai Dialoghi al Victoria, 8 novembre 2017 dalle ore 18.30 con Roberto Iannuzzi, ricercatore italo-svizzero presso l’Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo), che con il suo recente libro tenta di risalire alle radici di questa crisi di leadership, ripercorrendo le tappe della cosiddetta fase di egemonia “unipolare” americana seguita alla fine della Guerra Fredda, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Intitolato Se Washington perde il controllo – Crisi dell’unipolarismo americano in Medio Oriente e nel mondo, il volume segue un doppio binario: quello del fallimento delle speranze suscitate dalla globalizzazione, e quello del dipanarsi dei conflitti in Medio Oriente e delle rinnovate tensioni con potenze come Russia e Cina.

Soffermandosi con particolare attenzione sul doppio mandato di Barack Obama, il libro mette in evidenza come il fallito tentativo di quest’ultimo di risollevare pienamente l’America dal tracollo economico del 2008, e dalle pesanti conseguenze degli interventi militari in Iraq e Afghanistan (eredità del suo predecessore George W. Bush), abbia aperto la strada all’elezione di Trump e al maturare di una crisi politica interna.

Tale crisi – scrive Iannuzzi – sembra a sua volta essere frutto del disagio economico e sociale determinato dagli ultimi anni di stagnazione da un lato, e dalla difficoltà di formulare risposte adeguate all’accumularsi delle tensioni e dei conflitti internazionali dall’altro.

Se, di fronte all’enormità di queste sfide, difficilmente gli Stati Uniti potranno riproporsi come unico garante dell’ordine internazionale, non sarà comunque possibile prescindere dall’apporto americano alla formulazione di un ordine mondiale più sostenibile, improntato a una maggiore equità e fondato su un profondo ripensamento dell’attuale sistema economico globale.

L’obiettivo di tale ripensamento – suggerisce l’autore – deve essere quello di scongiurare il prevalere di populismi, nazionalismi, egoismi economici, e di altre forze disgregatrici.

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Roberto Iannuzzi, originario del Cantone di Zurigo e residente a Roma, è analista geopolitico e ricercatore presso l’Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo). E’ stato coordinatore di MedArabNews, webzine di approfondimento sul Medio Oriente. Ha collaborato con il Budapest Centre for the International Prevention of Genocide and Mass Atrocities, per il quale ha prodotto lavori di ricerca su Siria, Giordania, Bahrein e Libia. Il suo ultimo libro, Se Washington perde il controllo – Crisi dell’unipolarismo americano in Medio Oriente e nel mondo, è stato recentemente pubblicato dall’editore Castelvecchi.