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Il 10 dicembre del 1948, a Parigi, quarantotto dei Paesi che facevano parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, adottavano, con la risoluzione 217A, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Degli allora 58 membri che componevano l’Assemblea, 48 votarono a favore, otto si astennero e due non votarono. Nessuno votò contro.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nasce dalle devastazioni arrecate dalla Seconda guerra Mondiale; è breve e semplice: è composta da un Preambolo e da 30 Articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona.

Nel Preambolo leggiamo: “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; … che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, … che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione”, … “l’Assemblea Generale proclama la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni.”

Già nei primi due articoli troviamo la forza e la bellezza di questa carta:

Articolo1
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”

Articolo 2
“Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene”.

I diritti stabiliti nella carta fanno oramai parte del diritto internazionale consuetudinario poiché essa viene continuamente citata, da oltre 50 anni, in tutti i Paesi.

Photo: Pixabay.com