Condividi su:

I discorsi di odio rappresentano una seria sfida per le società democratiche. Il Consiglio federale intende avviare diversi progetti normativi per migliorare la protezione giuridica contro tali discorsi. I progetti sono volti a rafforzare in particolare i diritti degli utenti delle piattaforme digitali.

I discorsi di odio costituiscono una minaccia per la coesione e la sicurezza pubblica delle società democratiche, in quanto denigrano persone e gruppi sociali, negando loro una partecipazione equa alla vita sociale e impedendo loro di esprimersi liberamente. Diffondono altresì ideologie estremiste (violente) e possono portare alla radicalizzazione degli individui. Le vittime dei discorsi di odio invece tendono a ritirarsi dalla sfera pubblica. Il presente rapporto traccia un quadro delle misure di diritto penale e pubblico, in particolare di polizia preventiva, che esistono per lottare contro l’incitamento all’odio, e indica le principali sfide anche nel diritto civile.

Nel rapporto si fa riferimento alla definizione di discorso di odio del Consiglio d’Europa, che lo intende come la denigrazione di individui o gruppi di persone in base a determinate caratteristiche (sociali) e come la diffusione di materiale diffamatorio. Sebbene l’incitamento all’odio si manifesti sia offline che online, la sua divulgazione avviene sempre più tramite le piattaforme degli intermediari digitali come Facebook, YouTube o TikTok, che negli ultimi anni sono diventati i canali principali per la comunicazione pubblica. Il rapporto si concentra quindi anche sulla sfera digitale, soprattutto perché è in quest’ambito che si presentano le principali sfide sul piano giuridico.
Il Consiglio federale ha esaminato, nell’ambito del diritto pubblico e delle misure preventive di polizia, quali possibilità esistano per intervenire contro i discorsi di odio che si manifestano sia offline che online e, sempre più spesso, si diffondono su piattaforme di comunicazione come Facebook, X (ex Twitter), YouTube o TikTok.

Il rapporto, pubblicato il 15 novembre 2023, si concentra sul discorso di odio digitale, soprattutto perché in questo ambito occorre far fronte a sfide legali più importanti. Dal punto di vista del diritto penale, non c’è alcuna differenza se il contenuto è diffuso online oppure offline. Tuttavia, nel caso di discorsi di odio su piattaforme di comunicazione digitali, i dati si trovano solitamente su server esteri, ciò rende più difficile il perseguimento penale.

La Svizzera sta già adottando misure a riguardo: il 5 aprile 2023, il Consiglio federale ha incaricato il DATEC (UFCOM) di elaborare un progetto da porre in consultazione per regolamentare le piattaforme online. In questo modo si intende tra l’altro imporre alle piattaforme obblighi di diligenza per quanto riguarda la diffusione di contenuti illegali, in particolare offrendo agli utenti opzioni di segnalazione semplici mentre nell’autunno del 2022, il Parlamento ha adottato la legge federale sulla protezione dei minori nei settori dei film e dei videogiochi (LPMFV, FF 2022 2406). La legge prevede l’obbligo di istituire un sistema di segnalazione dei contenuti non adatti ai minori. Anche questo può contribuire a frenare la diffusione e la visibilità dei discorsi di odio.
Date le misure già adottate, attualmente il Consiglio federale non considera necessario intraprendere ulteriori passi di tipo normativo.

Fonte: Il Consiglio federale
foto: pixabay