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La Commissione federale per le questioni femminili CFQF ha analizzato i risultati sotto il profilo della rappresentanza di genere al Consiglio nazionale, al Consiglio degli Stati e in Consiglio federale, e presenta un rapporto sull’evoluzione della quota di donne dal 1971. Il bilancio è in chiaroscuro. Le donne rimangono in minorità sia in Consiglio federale sia nelle due Camere del Parlamento.

Alle elezioni federali del 2023, la rappresentanza femminile in Consiglio nazionale e in Consiglio degli Stati si è evoluta in direzione opposta: mentre alla Camera bassa la quota di donne è scesa al 38,5 per cento, alla Camera alta è salita a quasi il 35 per cento stabilendo un nuovo record storico. Per la prima volta, i due valori si sono allineati su un livello più alto in entrambi i rami del Parlamento.

Al Nazionale, le donne hanno conquistato la maggioranza dei seggi nel PVL, nel PS e nei Verdi; nel PLR e nel Centro hanno guadagnato posizioni attestandosi rispettivamente al 43 e al 31 per cento, mentre tra le fila dell’UDC hanno perso terreno scendendo sotto il 20 per cento. Agli Stati, con l’elezione di quattro donne in più rispetto al 2019, la quota di donne è passata dal 26 a quasi il 35 per cento. In cifre assolute, i partiti con il maggior numero di senatrici sono il Centro (6) e il PS (4). Seguono i Verdi e il PLR (2 ciascuno). Chiudono la classifica il PVL e l’UDC (1 ciascuno).

Dal 2019, il Consiglio federale è composto da quattro uomini e tre donne: una del PS, una del PLR e una del Centro. Questa composizione è stata confermata a dicembre 2023.

Anche se il 40,8 per cento di candidature femminili è il valore più alto sinora raggiunto, in nessun Cantone le candidate erano in maggioranza. Questa situazione si protrae immutata dall’introduzione del suffragio femminile nel 1971 con una sola eccezione: nel 1995, a Basilea Città, nelle liste elettorali per le elezioni del Consiglio nazionale le candidate e i candidati erano equamente rappresentati.

fonte: Commissioni del DFI

foto: pixabay