La nuova proposta dell’Antologia è un’incursione nel romanzo della scrittrice di origine svizzera M.me de Staël, Corinne ou l’Italie, di cui riportiamo dei brani che mostrano il punto di vista di una letterata e dei suoi contemporanei europei sull’Italia dei primi dell’800 poiché il libro è stato pubblicato nel 1807 e la sua introduzione presente nell’edizione della Garnier di Parigi, dalla scrittrice Madame Anne-Louise Germaine Necker che sottolinea la bravura dell’autrice e la modernità del personaggio di Corinna.
Corinna o l’Italia
Romanzo di Madame Anne-Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein preceduto da alcune osservazioni di Madame Necker de Saussure.
Titolo originale: Corinne ou l’Italie; Ed. Garnier, Paris.
Introduzione di M.me Necker de Saussure
Albertine Necker de Saussure, (Ginevra, Canton Ginevra, 1766 – Mornay, Francia, 13 aprile 1841) figlia del naturalista Horace-Bénédict de Saussure, fu una grande conoscitrice delle lingue e letterature tedesca, italiana e latina e delle scienze naturali. Nel 1785 sposò Jacques Necker che nel 1802 fu nominato professore onorario di botanica all’Accademia di Ginevra.
Grande amica di Madame de Staël (Anne-Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein) della quale era divenuta cugina grazie al matrimonio. Autrice, tra altro, delle Notice sur le caractère et les écrits de Madame De Staël, scritto subito dopo la morte dell’amica nel 1817 e de L’éducation progressive, ou Étude du cours de la vie che uscì in tre volumi tra il 1828 e il 1838.
Su Corinna di M.me Necker de Saussure – I parte
Nella letteratura propriamente detta, e fuori dal dominio della politica, Corinna è il capolavoro di M.me de Staël. Corinna è l’opera sfolgorante e immortale che, per prima, le ha assegnato un posto tra i grandi scrittori. Il romanzo è una composizione geniale dove due opere diverse, un romanzo ed un affresco dell’Italia, sono state fuse insieme. Le due idee sono evidentemente nate nello stesso momento: percepiamo che l’una senza l’altra non avrebbe potuto sedurre l’autrice né corrispondere la suo pensiero.
Così nella più ricca varietà di colori e forme, regna un meraviglioso accordo e una tonalità armoniosa si diffonde sull’insieme. Corinna è sia un’opera d’arte che un prodotto dello spirito, una poesia e un’effusione dell’anima.
M.me de Staël si è, per così dire, divisa tra i suoi due personaggi principali, ha dato all’uno i suoi rimpianti perpetui, all’altro la sua recente ammirazione: Corinna e Oswald, l’entusiasmo e il dolore, ed entrambi sono lei stessa.
La prima parte, l’Italia rappresentata dall’amore, è un incanto continuo. Corinna celebra le meraviglie delle arti introducendo Oswald alla più grande delle meraviglie: Roma, segnata dal genio di tanti secoli, Roma che ha trionfato sull’universo e sul tempo. Canta la natura fertile e magnifica del Meridione, i monumenti del passato nella loro augusta malinconia, gli eroi, i poeti, i cittadini che non ci sono più.
Tutto ciò che di grande offre la storia, tutto ciò che il momento presente può ispirare ad uno spirito attento in tratti piacevoli, piccanti e talvolta comici, è concentrato nelle sue parole. (…) Ella sa qual era il modo di giudicare degli antichi e quello degli artisti del Medioevo, qual è quello delle varie nazioni moderne e lei spiega, mette in contrasto, tutti questi punti di vista con la grazia animosa di una giovane donna che vuole innanzitutto piacere e farsi amare.
E’ con abilità che l’autore ha spinto nell’ombra l’inizio del viaggio di Lord Nelvil per concentrare tutta l’attenzione sulla superba scena che costituisce il vero inizio dell’opera. Addolorato per aver perso il padre, Oswald, lord Nelvil, era entrato a Roma il giorno prima senza notare nulla quando, un sole splendente, il suono delle fanfare e dei colpi di cannone lo svegliano.
La musa d’Italia, Corinna, improvvisatrice, musicista, pittrice e donna affascinante, sarà incoronata in Campidoglio. Il mondo intero è in movimento, la festa del genio celebrata da tutte le persone. Ci associamo alle varie impressioni di Oswald quando segue involontariamente lo scintillante carro di Corinna. Come lui avevamo concepito dei pregiudizi contro la donna che cerca gli onori pubblici e, come lui, ci siamo riconciliati quando vediamo questa figura amabile dove è dipinta la bontà, la semplicità del cuore unita al più bell’entusiasmo. Condividiamo la sua emozione quando, mescolato tra la folla del Campidoglio, si rende conto che la sua nobile figura, i suoi abiti da lutto e forse la sua espressione triste hanno attirato l’attenzione di Corinna; che lei si è commossa guardandolo, che, per questo, aveva modificato l’argomento delle sue canzoni e aggiungere parole sensibili al suo inno di trionfo. Ma è attraverso il disagio provato da Oswald che il suo personaggio prende forma. Si vede già che il pensiero della patria è quello che prevarrà in lui.
Quando all’uscita del Campidoglio la corona di Corinna cade, Oswald la raccoglie e lei lo ringrazia con due parole in inglese: è l’accento, l’inimitabile accento della sua nazione che sconvolge tutta la sua anima. Era stato sedotto, ora è colpito al cuore. Sappiamo qual è la sua corda più delicata ed è così che si annuncia il romanzo e questo magnifico esordio racchiude il segreto del resto del racconto. (…)
Tutto quello che Corinna dice è splendido. Nella cerchia di amici di cui è circondata suscita sempre il più vivo entusiasmo. Le sue parole, sempre attese con impazienza sono sempre applaudite. Tutti dicono: “Ascolta Corinna, ti incanterà”. Corinna parla e davvero ci incanta. E non pensiamo che M.me de Staël lodi se stessa vantandosi di ciò che ha scritto poiché troviamo che abbia ragione di lodarsi. (…)
Un impegno inaudito, se l’abbondanza, la disinvoltura dello spirito non escludessero l’idea dell’impegno eccessivo per dare quella del prodigio!
(…) Il destino di Corinna è avvolto nel mistero, parla tutte le lingue, riunisce le piacevolezze di tutti i climi e non sappiamo dove sia nata. Oswald che concepisce la felicità solo come felicità domestica, vorrebbe unirsi al lei con un vincolo sacro, ma prima esige la sua fiducia. Questa spiegazione, che Corinna rimanda da un giorno all’altro, è temuta dallo stesso lettore, (…). La felicità, ma una felicità che finirà, la passione che deve sopravvivere si respira nei discorsi di Corinna.
Quando più si avvicina il momento della fatale confessione, (…). Sembra che colori sempre più vivi colpiscano tutti gli oggetti, man mano che il cielo si fa più minaccioso, e un solo raggio trafigge ancora la nuvola che il cielo presto colpirà il fulmine. Fu dopo aver scalato il Vesuvio con Oswald e aver visto da vicino i torrenti di lava infuocati che Corinna consegnò nelle mani di Lord Nelvil il quaderno in cui aveva scritto la sua storia.