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Questo numero dell’Antologia proponiamo una nostra traduzione dell’intervento tenuto dal poeta e scrittore svizzero Carl Spitteler (Liestal, 24 aprile 1845 – Lucerna, 29 dicembre 1924) di fronte alla Nouvelle Société helvétique a Zurigo, il 14 dicembre 1914, pochi mesi dopo l’inizio della prima guerra mondiale, sulla neutralità della Confederazione.

Spittler, di cui ricorre il centenario della morte, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1919.

Lo scrittore svizzero Carl Spitteler è noto soprattutto per il suo Discorso sulla neutralità, pronunciato a Zurigo nel 1914, pochi mesi dopo l’inizio della Prima guerra mondiale.

Il nostro punto di vista svizzero

Signore e Signori, è a malincuore che lascio la mia solitudine per parlare in pubblico di un argomento che in apparenza non mi riguarda. In effetti non mi riguarderebbe se le cose andassero come dovrebbero. Ma, non essendo questo il caso, credo di assolvere al mio dovere di cittadino vedendo se la parola di un modesto individuo può rimediare in qualche modo ad una situazione poco piacevole e poco rassicurante.

Accade che, per colpa nostra, durante la guerra si è formata una contrapposizione di sentimenti tra la parte del nostro Paese che parla francese e quella che parla tedesco. Da parte mia, non posso prendere alla leggera questa contrapposizione.

Mi consola poco sentire dire: “Nonostante tutto, in caso di guerra marceremmo come un sol uomo”. Questo “malgrado tutto” è una cattiva congiunzione. Dovremmo dunque voler essere coinvolti in una guerra per giungere alla chiara coscienza che siamo un corpo solo? Sarebbe pagare un prezzo troppo alto per questo risultato. Lo potremmo ottenere ad un prezzo inferiore. E in un modo più bello e meno doloroso. In ogni caso, non vedo quale vantaggio possa esserci nell’emarginare una parte del nostro Paese. Lo vedo piuttosto come l’opposto del profitto.

A meno che non vogliamo, come fanno qua e là alcuni stranieri, semplicemente ignorare l’espressione dei sentimenti dei nostri confederati di altre lingue, perché sono in minoranza? «Eccezion fatta, come si suol dire, per la Svizzera francese che nuota completamente in acque francesi». In Svizzera non ignoriamo nessuno. Anche se la minoranza fosse dieci volte più debole, avrebbe comunque un peso considerevole. Neanche, in Svizzera, si può parlare di frazioni. Dire che la Svizzera francese “nuota completamente in acque francesi” è un rimprovero assolutamente immeritato. La Svizzera francese, come la Svizzera tedesca, nuota in acque svizzere. Lo ha dimostrato abbastanza spesso e chiaramente. Non usa forse essa stessa, preferibilmente, il nome di Svizzera romanda invece di quello di Svizzera francese? Per questo motivo dobbiamo preoccuparci dei nostri rapporti con i nostri confederati francofoni, e la mancanza di accordo deve preoccuparci.

Ma cosa è accaduto?
Non è successo niente. Ci siamo semplicemente lasciati andare. Tuttavia, quando due persone si lasciano andare in direzioni diverse, necessariamente si allontanano l’una dall’altra. C’è una scusa per questo. Questa scusa si chiama sorpresa. La guerra è scoppiata così all’improvviso che, nei nostri sentimenti e nella nostra vita intellettuale, come in altri campi, ha prodotto l’effetto di una bomba. La ragione ha lasciato andare le briglie, simpatia e antipatia sono fuggite via e ci trascinano nella loro folle corsa. E l’intelletto che, ansante, correva dietro, non è riuscito, con la sua debole voce, fermare l’equipaggio. Ma, se la mia osservazione non mi inganna, la ragione è comunque riuscita a raggiungere lo scopo. Ora siamo, come spero e credo, nella disposizione dell’uomo che si è voltato e torna in se stesso. Per questa via si è ottenuto l’essenziale e si è evitato il peggio. Resta però ancora una certa confusione di opinioni, un po’ di perplessità e di indecisione. Tentare di mettere le cose in ordine è il compito dell’ora presente, e quindi anche il mio compito. (Fine prima parte)

trad. MdP