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La rubrica Antologia ci accompagna in un viaggio letterario sulla Svizzera, le sue tradizioni e la sua cultura; una panoramica su come la Confederazione si racconta, come è stata percepita e conosciuta al di fuori dei suoi confini e come lei stessa ha visto il mondo che la circondava. Di volta in volta uno spaccato di queste visioni del mondo ci verrà proposto da un racconto, l’estratto di un romanzo o di un saggio.
Questo racconto, tratto dal volume “Traditions et légendes de la Suisse romande”, una raccolta fiabe e leggende della Svizzera romanda edita da Alexandre Daguet nel 1872, ci mostra uno spaccato della vita dei bambini svizzeri che fin da piccoli si muovevano in un ambiente aspro e non esente da rischi come lo sono le montagne ma ci racconta anche quali erano le loro attività e le superstizioni diffuse tra gi abitanti dei villaggi.

La pietra assassina

Verso la cima dell’Alpe Stuffel, nella Valle di Viège, dove gli alberi non crescono più, si nota, tra i magnifici pascoli, una pietra che, nella regione, chiamiamo la “pietra dell’assassinio”.
Ecco la leggenda: un giorno tre pastorelli pascolavano le loro greggi in questo punto. Verso mezzogiorno, mentre le mucche, stanche dal pascolo, giacevano sotto gli alberi del bosco intente a ruminare, i bambini erano seduti sull’erba, all’ombra di un abete. Ognuno di questi bambini si divertiva da solo, senza invitare i propri amici a condividere il loro gioco.

Il primo di questi bambini, disteso in mezzo ad un ciuffo di rododendri, stava scavando nell’erba piccole scale per il cammino delle anime. Uno scavo nel terreno rappresenta questo mondo inferiore. Piccole scale indicano la via verso il paradiso; altri gradini, che scendono nella terra, sono la via del purgatorio e dell’inferno. Una volta terminata l’opera, si lancia il coltello in aria, proprio come in un gioco d’azzardo si lancia un dado, e a seconda di come cade, l’anima ascende verso il paradiso o scende verso l’abisso. Ai bambini della montagna questo gioco piace molto, ma si divertono lontano dagli occhi della mamma a cui non piace vedere la gente scherzare su un argomento così serio.
Il secondo bambino rammendava la sua scarpa che offriva molteplici occasioni di svago, mentre la terza – una bambina – sferruzzava una calza.

Il calzolaio dilettante ruppe improvvisamente il silenzio e disse ai suoi compagni, mostrando loro un blocco di roccia che minacciava la scena dei loro giochi: “Se questa grossa pietra si staccasse improvvisamente da terra e rotolando su di noi, cosa faremmo?” L’altro bambino rispose: “scappo, perché non sono ancora in purgatorio”. Il piccolo calzolaio dilettante rispose: “mi rimetto la scarpa e scappo”. La bambina pensò: “mi raccomando al mio angelo custode”.

Nello stesso momento la pietra si staccò e rotolò sul gruppo di bambini e schiacciò i due ragazzi. Solo la giovanetta si salvò come per miracolo.

Trad. MdP