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Questa è una leggenda dell’Alto vallese, è tratta dalla raccolta “Walliser-Sagen”, scritta e curata dal canonico Peter Josef Ruppen e dal curato Moritz Tscheinen pubblicata alla fine dell’800. In questo breve racconto troviamo alcuni tratti tipici del folklore vallesano che, come sottolinea Jules-Bernard Bertrand negli Annales Valaisannes del 1929, contribuiscono a definire le caratteristiche di una comunità, nelle antiche leggende emerge come i vallesani possiedano una profonda religiosità velata di superstizione: credono in Dio e in un Aldilà che premia o punisce e ripara ai torti ma credono anche, con profonda convinzione, ai fantasmi, ai revenants, agli spiriti maligni, alla stregoneria; comunicano con i loro defunti e maledicono le ricchezze acquisite in modo illegale o truffaldino o mal gestite.

La cisterna di Muller

Nella cantina del comune di Tœrbel si trova una vecchia cisterna da vino. Nel fondo, al centro della cisterna, notiamo un tappo che sembra sia stato posto lì per spillare il vino di nascosto. L’autore di queste righe ha visto la cisterna e lo scarico, nonché la pietra rotonda accanto al pilastro che sostiene il soffitto della cantina, pietra sulla quale ha l’abitudine di sistemarsi il presidente del comune quando presiede il Consiglio comunale.

A Natale e al Corpus Domini, mentre gli abitanti del villaggio sono riuniti nella casa comune e svuotano alcune brocche di vino, il Consiglio si riunisce in cantina e la sessione si apre con qualche sorso. Quando a gran voce annunciano che, nel cenacolo, l’assemblea comincia ad animarsi, il presidente chiude questa seduta clandestina e va, con i suoi colleghi, a raggiungere gli elettori. Ma per compiere questa ascesa e portare al culmine la gioia dell’assemblea, ogni consigliere si arma di una brocca di vino.
La grande pietra di cui parlavamo sopra, ha particolare prestigio agli occhi della comunità e nessuno, tranne il presidente del Consiglio, può sedersi su di essa.

La vasca di cui parliamo si chiama cisterna di Muller, in memoria di un presidente che si chiamava così. Quando questi spillava il vino per il comune, non utilizzava il rubinetto ordinario, ma il rubinetto piccolo e poco appariscente. Per il resto Muller fu di un’integrità ammirevole e fu presidente per lungo tempo; ma venne il giorno in cui pagò il suo tributo alla debolezza umana.

Una volta, avendo presieduto ad una grande distribuzione di viveri per la sua amministrazione, notò, dopo che ognuno ebbe ricevuto la sua parte, che gli erano rimasti una doppia brocca di vino e due pani. Nell’impossibilità di distribuire questa eccedenza tra tutti, decise, su istigazione di Satana, di tenerla per sé, non avendo peraltro alcun compenso per le sue pene e le sue fatiche.
Pochi anni dopo, il presidente morì, ma la sua anima non trovò il riposo eterno a causa dell’abuso di fiducia che aveva commesso e aspettava l’occasione per riparare al torto fatto.

Una sera d’estate un abitante di Tœrbel si trovava a tarda notte nei campi intento ad irrigarli. All’improvviso vede uno sconosciuto sulla strada davanti a lui. Nel punto in cui il canale e il sentiero si intersecano, lo straniero si fermò e, con voce sorda, chiese al paesano di concedergli qualche istante, perché aveva un messaggio da dirgli. Lui rispose che non aveva tempo di ascoltarlo perché doveva accertarsi che l’acqua non danneggiasse le proprietà e continuò il suo lavoro. Lo straniero si allontanò ed entrò nel villaggio attraverso il sentiero del forno. Quando il paesano, finito il lavoro, ritornò al borgo, ritrovò il misterioso personaggio che gli disse: “Non puoi adesso non concedermi qualche istante, perché qui l’irrigazione avviene da sola e se non mi ascolti, succederà a te quello che è successo al prete Tammaten. – Questo ecclesiastico una volta sarebbe stato avvicinato da uno sconosciuto al quale rispose che non si lasciava impartire ordini da nessuno. Lo sconosciuto si era allontanato brontolando sottovoce che lo avrebbe trovato ben fuori dai limiti della sua parrocchia. Tempo dopo il sacerdote trovandosi a Gliss, dove era andato in processione con i suoi parrocchiani, era stato trovato morto nel suo letto, nel presbiterio dove aveva trascorso la notte. I registri di stato civile menzionano questa fine improvvisa.

Il nostro abitante del villaggio, tremante dallo spavento, si fermò e ascoltò ciò che lo sconosciuto aveva da dirgli. Quest’ultimo era il vecchio presidente Muller che era tornato su questa terra per dire a suo figlio che, visto il furto da lui commesso, avrebbe dovuto restituire a ciascun elettore una brocca di vino e due pani.
Muller figlio, udita questa strana comunicazione, si dichiarò pronto a restituire al comune i beni sottratti, ma non a dare la razione richiesta a ciascun elettore.

Qualche tempo dopo, mentre Muller figlio era nella sua casa a lavorare con la famiglia, si udì bussare violentemente alla porta. Muller tremò di paura e, non osando andare lui stesso a vedere chi era alla porta, mandò la sua figlioletta di sei anni, ad aprire al visitatore. La piccola obbedì, ma tornò subito, più morta che viva, gridando: “Ah! Mio Dio! C’è il nonno, di là, che vuole parlarti!”
“Torna presto da lui”, rispose Muller, “e digli che tutto sarà fatto secondo i suoi desideri”.

Il giorno dopo venne fatta la distribuzione richiesta da questa povera anima e da quel momento il nonno non tornò più a bussare alla porta del figlio. La sua anima aveva trovato riposo.

trad. MdP

Immagine: Pixabay