Caffè Dunant notiziario del mondo di Croce Rossa, sul nr. 543 ci propone una riflessione, dei postumi del genocidio in Cambogia: come il principio di Imparzialità affrontò una delle sfide piÚ grandi.
Quando il delegato CICR François Bugnion partĂŹ per Phnom Penh, Cambogia, nel luglio 1979, sei mesi dopo la caduta dei Khmer Rossi, i sette Principi Fondamentali come li conosciamo oggi non avevano nemmeno 15 anni. Anche se gli assunti base dei principi risalivano a prima dell’adozione ufficiale da parte del Movimento nel 1965, stavano giĂ per essere messi alla prova in qualitĂ di precetti guida ufficiali dell’intero Movimento.
L’esperienza di Bugnion in Cambogia è certamente esemplare.
Le neo-autoritĂ cambogiane,sospettose di interventi esterni a seguito di anni di interferenza straniera, in primis esitarono a concedere a due persone, Bugnion e Jacques Beaumont dell’UNICEF, e solo a loro, di venire a Phnom Penh per discutere la possibilitĂ di un massiccio piano di soccorso.
âLa prima cosa che ci colpĂŹ fu quando stavamo sorvolando a bassa quota il confine con la Cambogia,â ricorda Bugnion, ora un membro del Comitato Internazionale di Croce Rossa. âIn Viet Nam ogni metro quadrato era risaia, come dappertutto nel Sudest asiatico, mentre in Cambogia non vi era un solo campo coltivato. Non c’era traccia di attivitĂ umana; la campagna era completamente marrone-grigiaâ.
Beaumont e Bugnion furono autorizzati a entrare nel paese perlopiĂš perchĂŠ il CICR e l’UNICEF erano state le ultime organizzazioni a lasciare Phnom Penh prima che cadesse nelle mani dei Khmer Rossinel 1975. Ritornando per la prima volta in quattro anni, rimasero sconvolti da ciò che videro.
âLa cittĂ era vuota, completamente mortaâ ricorda Bugnion. âNon c’erano telecomunicazioni, telefoni, veicoli in circolazione. Avemmo la sensazione di trovarci in un paese completamente disastrato. Andammo in alcuni ospedali, dove non c’erano apparecchiature, medicinali, nĂŠ medici, perchĂŠ tutti i dottori erano satti uccisi. Entrammo in orfanotrofi i cui responsabili non sapevano come garantire la sopravvivenza dei bambiniâ.
Il governo cambogiano fu in teoria d’accordo con l’operazione di soccorso proposta. Ma non volle ci fosse alcuna presenza straniera sul campo. Beaumont e Bugnion spiegarono che non sarebbe stato possibile lanciare un’operazione massiccia e complessa senza manodopera internazionale di esperienza. Per questioni di principio era necessario che gli operatori umanitari internazionali fossero presenti per fare le dovute valutazioni e controllare la destinazione degli aiuti. Si trattava di una questione di responsabilitĂ e imparzialitĂ .
âFu estremamente sofferto, perchĂŠ da un lato pensammo: soltanto lavorando con il governo saremo in grado di assistere la maggior parte della gente che vive in Cambogia.
Ma chi siamo noi per ignorare del tutto la situazione di decine di migliaia di persone che si trovano in situazioni peggiori di questa?â
François Bugnion, a proposito di uno dei maggiori dilemmi riguardanti i Principi Fondamentali che affrontò nella sua carriera al CICR.
Il dubbio: un passato di interferenze
Il governo alla fine accettò, ma il vero test doveva ancora arrivare. Per apprezzare appieno il dilemma in cui Bugnion e Beaumont stavano per imbattersi è importante capire la reticenza della Cambogia nei confronti dell’intervento straniero. Dopo la caduta dei Khmer Rossi il paese era finalmente emerso da un lungo periodo durante il quale forze forestiere, dall’Asia e oltre, avevano interferito o controllato la gestione del paese.
Nei decenni seguenti l’indipendenza dalla Francia nel 1953, il principe Norodom Sihanouk, che guidò il paese dal 1960 al 1970, cercò di restare neutrale nel conflitto -prototipo della guerra fredda – che stava dilaniando il confinante Viet Nam.
Ma non tutti concordavano con la neutralità del principe, visto che la guerra in Viet Nam stava comunque già debordando in Cambogia. Nel 1970 Sihanouk fu cacciato e il nuovo regime tentò di impedire che il Viet Nam del Nord usasse la Cambogia come passaggio per i rifornimenti.
Per la mancanza di credibilità del governo nei confronti della popolazione cambogiana il paese sprofondò rapidamente nella guerra civile. I Khmer Rossi ne approfittarono, prendendo il controllo di quasi tutte le zone rurali.
âDurante questa guerra civile il CICR era presente in Cambogia con vasti programmi di soccorso e aiuto, oltre a servizi di riunificazione famigliare e altre attivitĂ ,â ricorda Bugnion. âIl CICR e l’UNICEF erano le sole organizzazioni che rimasero fino a quando i Khmer Rossi conquistarono Phnom Penh il 17 aprile 1975.
âQuel giorno la capitale, una cittĂ di 2 milioni, fu svuotata. Non vi furono eccezioni, nĂŠ per i feriti in guerra nĂŠ per gli anziani o le giovani donne che avevano partorito la notte prima.â
Senza istituzioni funzionanti, nĂŠ una moneta valida e nessuna economia la gente doveva farcela da sola. Molti furono giustiziati o mandati in campi di lavoro. All’incirca 2 milioni furono uccisi, circa il 25% di una popolazione di 8 milioni. âIn quel periodo non c’era alcuna possibilitĂ per il CICR di intervenire [in Cambogia],â dice Bugnion.
Un dilemma per l’ImparzialitĂ
Quattro anni dopo i Khmer Rossi, indeboliti da divisioni interne, furono sconfitti dalle forze vietnamite e fu creata la Repubblica Popolare di Kampuchea. Dopo altri sei mesi Beaumont e Bugnion volarono a Phnom Penh.
Mentre i due stavano negoziando un pacchetto di aiuti con le neo-autoritĂ cambogiane un’altra situazione si stava creando al confine con la Thailandia. Nel cercare di sfuggire agli scontri un esodo massiccio di profughi stava avanzando verso la Thailandia. All’inizio la Thailandia accolse i rifugiati, ma con l’aumentare del loro numero chiuse i confini lasciando migliaia di persone intrappolate nelle zone limitrofe al confine in Cambogia ancora controllate dai Khmer Rossi.
Per tutta risposta il CICR e l’UNICEF misero in piedi una gigantesca operazione di soccorso per quei rifugiati. Siccome le due organizzazioni non avevano accesso ai profughi dal lato cambogiano, comprarono i rifornimenti attraverso la Thailandia.
âQuando il governo della Repubblica Popolare di Kampuchea lo scoprĂŹ, reagĂŹ in maniera estremamente decisaâ dice Bugnion âda un certo punto di vista era comprensibile. Era la reazione di un governo non riconosciuto dalla comunitĂ internazionale, il quale riteneva che le due organizzazioni stessero in un certo senso minando la sua sovranitĂ .
âIl governo fu fermissimo, sostenendo che âSe volete aiutare e lavorare con noi deve essere solo con noi, e dovete cessare tutte le operazioni al confineâ ricorda Bugnion. Non era una minaccia vuota: le autoritĂ requisirono i loro passaporti, concedendo loro di restare nel paese per altre 48 ore al massimo.
âEravamo seriamente preoccupati: da una parte pensammo che era solo lavorando con il governo che avremmo potuto assistere la maggioranza delle persone in Cambogia. Ma chi eravamo noi per ignorare del tutto la situazione di decine di migliaia di persone che si trovavano in situazioni peggiori di questa?â
Voi cosa avreste fatto? Questa la risposta di François Bugnion e del CICR.
Dopo l’ultimatum a Phnom Penh, Beaumont e Bugnion tornarono a Ginevra per consulti con il CICR e l’UNICEF. âIl CICR era divisoâ dice Bugnion âma alla fine trovammo che questa non era una questione reale di diritto internazionale umanitario, ma un problema di rispetto dei Principi Fondamentali. Nello specifico, il principio di ImparzialitĂ ci avrebbe guidato in questa situazione. Il principio di ImparzialitĂ ci spinse a continuare le operazioni attraverso il confine nonostante la questione della sovranitĂ e le minacce di espulsione dal paese.â
L’equilibrio era rischioso. Ma alla fine si trattava di un semplice calcolo:âSe il governo avesse deciso di espellerci era un problema loroâ dice Bugnion âma se noi, potendo farlo, avessimo deciso di non soccorrere le persone, sarebbe stata una nostra decisione. Con questa convinzione prendemmo una decisione: rischiammo.”
âTornai in Cambogia con l’autorizzazione della direzione CICR a condurre le operazioni al confine thailandese e con un piano di azione approvato per l’operazione di soccorso piĂš importante mai tentata dal CICR. Aveva un costo previsto di 110 milioni di dollari, 3 volte e mezzo l’intero budget del CICR dell’anno precedente per il mondo intero.â
L’obiettivo era di sostentare 3 milioni di persone, rifornire ospedali e cliniche in tutto, e importare sementi e attrezzi per far ripartire l’agricoltura, fra le altre cose. âSull’altro piatto della bilancia avremmo dovuto essere fermi sulla questione del rispetto del principio di ImparzialitĂ â.
Al ritorno dalla Cambogia Beaumont e Bugnion incontrarono il Ministro degli Affari Esteri. Alla fine questi accettò il piano, a condizione di continuare a discutere le operazioni al confine thailandese. âIn sintesi, accettò di separare la questione delle operazioni di confine dagli altri interventiâ ricorda Bugnion âciò che trovo interessante è che il CICR, di fronte al dilemma e vedendo che il diritto internazionale umanitario non chiariva quale strada, scegliere basandosi sui Principi Fondamentali, risolse concretamente il problema.
âL’esperienza è utile in relazione ad altre situazioni in cui siamo messi sotto pressione, quando ci viene detto di non aiutare certe persone che si trovano sotto un’autoritĂ politica non ancora riconosciutaâ suggerisce Bugnion. âPer esempio in casi di guerra civile, quando il governo dice: âPotete solo aiutare quelli sotto il nostro controllo, non le persone sotto i nostri avversariâ. Da questo punto di vista si è trattato di un precedente rilevanteâ.
Tratto dal sito web del Movimento Internazionale della Croce Rossa . Traduzione non ufficiale di Simon G.Chiossi.