Condividi su:

Quando l’architettura diventa un ponte fra il Ticino e l’Italia – rinnovato a Roma l’accordo decennale tra l’USI e il Ministero per i beni culturali; articolo di GIUSEPPE RUSCONI, apparso sul Corriere del Ticino del 12/07/2012.

Proprio nel giorno in cui da Bellinzona il Governo ticinese ha promosso l’istituzione di un forum per la salvaguardia della lingua italiana in Svizzera, a Roma è stato rinnovato l’accordo decennale tra l’Università della Svizzera italiana (USI) e il Ministero italiano per i Beni culturali. Due bei segnali (verso nord e verso sud) per l’italianità elvetica, tanto evocata e altrettanto maltrattata.

E’ in una sala dell’Ambasciata svizzera, sotto un quadro del Tiepolo in cui si riconoscono anche i trombettieri inneggianti all’ingresso del gonfaloniere Pier Soderini a Firenze, che è stata sancita la prosecuzione dei fin qui fruttuosi contatti tra la Fondazione Archivio del Moderno (legata in particolare all’Accademia di Architettura di Mendrisio) e le Direzioni generali dei Beni culturali per l’Arte e per gli Archivi. Nella rinnovata Convenzione si legge della volontà di “corroborare lo stretto legame culturale fra il cantone Ticino e l’Italia”, valorizzando “gli archivi degli architetti del XX e XXI secolo di cultura italiana, la ricerca storico-documentaria di settore, l’approfondimento di tematiche di studi particolari, la promozione di progetti di studio, inventariazione e catalogazione di fondi archivistici, l’organizzazione di giornate di studio da svolgersi di comune intesa”.

Introducendo la serata, l’ambasciatore Bernardino Regazzoni non ha mancato di evidenziare l’importanza storica dell’istituzione dell’USI, l’unica università italofona fuori dei confini d’Italia, ricordando tra l’altro il contributo fondamentale dato dal compianto consigliere di Stato Giuseppe Buffi (“artefice visionario”) e da Mauro Dell’Ambrogio (“uomo d’azione”). Certo l’USI si è rivelata un “ponte importante” nelle relazioni Svizzera-Italia, penisola segnata storicamente nel volto di tante sue città dall’arte di Domenico Fontana, di Carlo Maderno, di Francesco Borromini e di altri ticinesi come Bernardino da Morcote (chiesa di San Giacomo a Udine).

Portando i saluti ‘italiani’ insieme con la collega Maddalena Ragni, Rossana Rummo (Direttore generale archivi) ha notato come non sia molto frequente il rinnovo di un accordo decennale in materia: ciò rimanda a “un’attività vera di studio, ricerca, scambi”. Il presidente del Fondo Archivio del Moderno Quintus Miller ha invece osservato come “lo studio e la valorizzazione degli archivi di architettura presenti in Ticino si leghino indissolubilmente alla ricomposizione del contributo dei ticinesi alla storia della cultura artistica italiana”: “Roma e l’Italia – ha sottolineato Miller – hanno sempre rappresentato per tali architetti un costante punto di riferimento”. E qui ha evocato non solo i grandi del Cinque/Seicento, ma anche gli architetti ticinesi (Luigi Canonica, Pietro Nobile, Giuseppe Martinetti, Luigi Bettoli) attivi in epoca napoleonica nel rifare la faccia a diverse città italiane.

E’ toccato poi a Letizia Tedeschi, direttore della Fondazione mendrisiense, esemplificare l’oggettivo gran lavoro fatto nel primo decennio della Convenzione. Tra le citazioni quella dello studio dei disegni di Luigi Canonica (convegno in due ossessioni ad Ascona-Monte Verità e all’Istituto svizzero di Roma-Académie de France), della loro catalogazione, con la produzione di due volumi. Tanti gli spunti cui ha dato origine lo studio dell’archivio dell’architetto romano Luigi Moretti: una monografia, una mostra, un altro evento espositivo in occasione dell’inaugurazione del nuovo museo romano MAXXI, una terza esposizione presso l’Accademia di San Luca, una sintesi mendrisiense dei due avvenimenti romani. Tra i progetti nuovi quello relativo alla riscoperta di Pietro Nobile, luganese attivo presso la Corte di Vienna e l’altro, la mostra del 2014 su Domenico Fontana a Lugano e a Napoli (Palazzo Reale). Del grande architetto (e imprenditore) di Melide ha poi riferito con dovizia di episodi e annotazioni poco note Francesco Paolo Fiore, de “La Sapienza”. Avremo di certo l’occasione di riparlarne.