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articolo di Giuseppe Rusconi apparso sul Corriere del Ticino del 14/12/2012.
“Resto dell’idea che sarebbe buona cosa trovare un accordo con la Svizzera in materia fiscale. Tuttavia, allo stato attuale dei negoziati, la situazione è insoddisfacente. Se l’intesa deve somigliare a un condono, non sono d’accordo”. Pierluigi Bersani conferma a Roma, durante l’incontro di ieri con la Stampa estera, il suo scetticismo sulle trattative italo-svizzere in corso. Forse con la recondita intenzione di ridiscutere il tutto da una posizione di forza, quella di nuovo presidente del Consiglio italiano. Una possibilità reale che per il segretario del Partito democratico è ormai quasi certezza: “Penso di vincere, perché dirò in campagna elettorale che favole non ne racconto”. Quel che è sicuro è che “Berlusconi perderà queste elezioni”. E dunque meglio sarebbe “non occuparsi più di lui, ma dell’Italia”. Qui un’arrabbiatura: “Sono esterrefatto”, ha osservato Bersani, per l’evidenza data dai massmedia alle uscite dell’ex-presidente del Consiglio: “Basta una sua piroetta, che magari dura solo una mezz’ora, per risolvere il problema delle prime pagine dei giornali. Le sue chiacchiere vanno dunque in prima, le notizie vere incominciano a pagina 14”.

Il Pd è il perno dello schieramento di centro-sinistra: non si può ignorare che è ormai “una realtà consolidata che tra l’altro sta insegnando agli altri come si crea una forma nuova di partito”. Oggi il Pd “ supera il 30% dei consensi” e dunque è di gran lunga la maggior forza della sinistra: “Non siamo più ai tempi di Prodi, in cui il Pd non c’era e il presidente del Consiglio doveva fare i conti con 12 partiti”. La sottolineatura è significativa, tesa a rassicurare la sinistra moderata che l’alleato Vendola, pur “prezioso”, non potrà impedire che il “fronte progressista” (se sarà necessario per ragioni di governabilità) si apra “con generosità” anche a un centro che sia “europeista e antipopulista”, magari capeggiato da Mario Monti: “Se vincessimo le elezioni, sono sicuro che il mio primo colloquio sarebbe con lui per ragionare insieme sul ruolo che potrebbe assumere”.

Due le discriminanti che caratterizzano in primo luogo il “fronte progressista”: l’europeismo solidale e l’anti-populismo che contrasti la demagogia di chi tenta di approfittare della crisi economica. Populismo è anche predicare contro la Germania. Bisogna essere invece oggettivi: da una parte i tedeschi pensano giustamente che alcuni Paesi non abbiano saputo cogliere certe favorevoli contingenze economiche dopo la creazione dell’euro. Dall’altra alla Germania non si può non ricordare che essa “dall’euro ha tratto vantaggi grandi, incomparabili”. E’ necessaria oggi un’Europa più solidale, perché “tutti siamo cittadini e d’inverno tutti vogliamo scaldarci”. La realtà dice che l’Italia ha fatto e fa la sua parte per aiutare chi sta male, “anche se ad esempio in Grecia non avevamo tante banche nostre impegnate” come altri.

Sui contenuti del programma del “fronte progressista” Bersani – rispondendo a una domanda del “Corriere del Ticino” – ha rilevato che non c’è l’ambizione di creare un “uomo nuovo, un’espressione che vorrei evitare”. Tuttavia è chiaro che “i diritti delle persone sono un grande tema di cambiamento, un segnale importante” da dare senza indugi. Come ha fatto Zapatero in Spagna e come sta facendo Hollande in Francia? Il segretario del Pd sembra in qualche modo più prudente: “Dapprima dobbiamo dare il voto agli immigrati. Poi, per gli omosessuali, vedrei l’applicazione della legge tedesca in materia, che riconosce le unioni civili tra partner dello stesso sesso”. Qui Bersani ha rilevato che sarebbe disposto anche a mediare sul tema, in nome di una governabilità che esigesse accordi con il centro. Altro tema importante in quest’ambito: “ Il riconoscimento del diritto di partecipazione dei lavoratori alle decisioni fondamentali delle aziende”. Bisogna poi “aggredire” lo scandalo dei “paradisi fiscali”, ha concluso Bersani, poiché “nei momenti di crisi la ricchezza scappa, resta la povertà”.