articolo di Giuseppe Rusconi apparso sul Corriere del Ticino del 6/12/2012.
Come da promessa elettorale, la bozza di riforma che rivoluziona il diritto di famiglia (postulando anche ‘matrimoni gay’ con diritto di adozione e prevedendo genitori A e B, non più ‘papà’ e ‘mamma’) è stata licenziata dal Governo francese e trasmessa all’Assemblea nazionale (in aula dal 29 gennaio). In Francia si sta sviluppando intanto una forte opposizione trasversale, stimolata anche dagli appelli della Chiesa a riflettere sulla portata della riforma e sull’urgenza di una pubblica testimonianza. Il presidente dei vescovi francesi, il cardinale André Vingt-Trois, si è attirato gli strali dei fautori della riforma per la sua chiamata all’assunzione di responsabilità da parte dei cristiani. Lo abbiamo incontrato a Roma dopo una conferenza sul tema, tenuta al Centro Saint-Louis de France.
Eminenza, c’è chi dice: la Chiesa attacca la laicità…
E’ un rimprovero costante, che deriva da una concezione della laicità per la quale solo il non-appartenente a una religione ha diritto di parola. Ma la laicità vera si esprime invece democraticamente: è l’organizzazione della vita pubblica per la quale tutte le fedi sono ugualmente rispettate e possono esprimersi.
C’è chi dice: la Chiesa conferma il suo oscurantismo se insiste sul tema. Del resto è ossessionata dalle tematiche sessuali…
La Chiesa non è oscurantista se chiede ad esempio che i figli abbiano diritto a conoscere la propria origine. Lo prescrive anche la Convenzione dell’Onu sui diritti del bambino. Parlare del ‘matrimonio gay’ poi non è una nostra ossessione. Penso che oggi ci sarebbero stati temi più urgenti da trattare. Ma non siamo noi ad aver scelto questo argomento. L’ossessione semmai è quella di chi ce lo ha imposto.
Lei come presidente dei vescovi di Francia ha incontrato più volte i massimi responsabili politici francesi. Perché il governo continua ad insistere su questo tema considerandolo prioritario, non prevedendo neppure un ampio dibattito nazionale?
Penso che il governo sia cosciente di non riuscire a contrastare efficacemente in tempi brevi la crisi economica. Allora: come rendere visibile a breve che la maggioranza ha cambiato colore? Proprio con riforme come quella del ‘matrimonio gay’. Del resto oggi è difficile avere dei finanziamenti; più comodo ripiegare su riforme apparentemente a costo zero nell’immediato. Credo inoltre che il governo subisca una forte e continua pressione da parte di alcuni gruppi militanti omosessuali (poco rappresentativi di quel mondo). Penso anche che lo stesso governo abbia molto sottovalutato l’opinione dei francesi.
Si sente dire che in fondo la riforma in oggetto non è che un modesto cambiamento di alcuni articoli del codice civile…
Voglio citare la Guardiasigilli: “Qui si tratta di un cambiamento di società e anche di civiltà. Non dovete credere che ci accontenteremo di correggere qualche virgola nel codice civile. E’ un cambiamento in profondità”.
Negli incontri avuti con il governo ha riscontrato un’unanimità di consensi alla riforma?
A livello verbale sì, ma non di convinzioni. Chi nel governo non è convinto crede però che, “date le promesse, lo si deve fare”.
La Chiesa di Francia ha cercato di rendere coscienti i cristiani della posta in gioco. Nel fine settimana si sono svolte le prime grandi manifestazioni di piazza in dieci città. 100mila i manifestanti a Parigi, 25mila a Lione…
Molti, molti di più del previsto. Una parte dei cattolici ha già capito che doveva scegliere la pubblica testimonianza. Non solo cattolici, ma anche persone di altre religioni o agnostiche, di ogni colore politico, hanno incominciato a porsi interrogativi sostanziali sulla riforma. Se n’è dovuto accorgere perfino il mondo massmediatico per il quale fino a poco fa c’era unanimità attorno alla riforma, eccettuato il cardinale Vingt-Trois e qualche altro spirito bizzarro.
Nelle ultime settimane non sono mancate provocazioni anticattoliche gravi, espresse con linguaggio cosiddetto satirico o corporeo (vedi le ‘Femen’). Secondo Lei, come reagire?
Le provocazioni non vanno ignorate, ma non devono avere una risposta violenta. Meglio che possano apparire in tutto il loro livello e spessore di ‘argomentazioni’.