Nelle importanti trattative in corso con l’Italia, la Confederazione elvetica può contare su vincoli storici e culturali di amicizia assai preziosi. A consolidarli, negli ultimi sessant’anni, ha contribuito attivamente l’Istituto svizzero di Roma, che è anche un po’ ticinese. La contessa Carolina Maraini-Sommaruga (1869-1959), vedova dell’industriale luganese, Emilio Maraini (1853-1916), ha donato alla Confederazione la propria sontuosa residenza nella capitale, a patto che la villa fosse “perpetuamente al servizio della cultura, nel segno della collaborazione tra la Svizzera e l’Italia”. Così è stato dal 1947 fino ad oggi. In questi ultimi anni l’Istituto svizzero di Roma (ISR) ha consolidato e adattato la sua funzione alle nuove esigenze, come illustra in questa intervista al CdT il professor Christoph Riedweg, entrato in funzione come direttore nel marzo 2005, che passerà il testimone a fine gennaio al poschiavino Michele Luminati. Riedweg resterà però in ambito italofono come membro del Consiglio dell’Università della Svizzera italiana (USI), che dovrebbe “avere l’ambizione di offrire la migliore italianistica della Svizzera”. Ed a tale riguardo sarebbe “naturale” se ogni studente di italianistica d’Oltralpe la frequentasse per uno o due semestri”.
Nato a Zugo nel 1957, laureato nel 1982 in filosofia I all’Università di Zurigo, Riedweg è stato culturalmente fulminato dalla Città eterna nel 1980, quando vi approdò per la prima volta in gita universitaria: “Per la relazione che ci avevano chiesto i nostri docenti scelsi i mosaici paleocristiani di Santa Maria Maggiore, un’opera straordinaria perché in essi si fondono la tradizione pagana e la giudaico-cristiana”. Da quella gita Roma “rimase in me” – annota il direttore dell’ISR – “come una terra del sogno”. Perché “forse in nessun altro luogo del pianeta tu puoi vivere una continuità storica così profonda, con un’eredità culturale che non solo invita ad una riflessione approfondita sull’essere umano, ma nutre anche gli occhi in modo straordinario, dato che in ogni angolo di Roma ti si può parare davanti un elemento che richiama la bellezza o almeno la curiosità”. Ciò a prescindere dalle epoche: “Roma ti può affascinare con i resti dei suoi templi, con le sue basiliche, con quel barocco che tanto deve agli architetti ticinesi ed anche con l’architettura contemporanea, sempre più presente con opere di pregio”. La Roma cristiana (“in particolare quella paleocristiana”) rimane molto importante personalmente per Riedweg, che ha frequentato il ginnasio dell’abbazia di Einsiedeln e ha maturato un rapporto di grande stima con il benedettino Daniel Meier (tra l’altro allievo di Paul Hindemith), “che considerava la religione anche come espressione della creatività artistica, culturale in senso lato, della persona umana”.
Questo per dire che Christoph Riedweg, quando nel 2004 decise di concorrere al posto di direttore dell’ISR, era cosciente della sfida entusiasmante che lo attendeva: sviluppare nella “terra del sogno” un Istituto cui era richiesto di porsi al passo dei tempi sia tecnologicamente che sviluppando percorsi nuovi. Tutto questo senza rinnegare quelli antichi, che della residenza romana di Emilio Maraini e Carolina Maraini-Sommaruga avevano fatto una realtà “bellissima” e “prestigiosa”.
“Abbiamo subito incominciato a lavorare con grande intensità, collaborando sin dall’inizio strettamente con l’équipe di Milano guidata da Domenico Lucchini (poi trasferitasi per la maggior parte a Roma)”, rileva Riedweg. Dodici giovani, sei artisti e sei ricercatori, ottengono ogni anno una borsa di studio per l’ISR, dove si sviluppa anche “una convivenza feconda tra arte e scienza sconosciuta in Svizzera”: per molti di loro “Roma rappresenta poi una svolta nella vita professionale e privata”. Con benefici anche confederali, “poiché da Roma si torna in patria quasi sempre con una nuova visione sia della Svizzera stessa come luogo dell’unità nella diversità che del mondo”, ai cui influssi Roma certo non è estranea. Insiste qui Riedweg: “In un momento come quello odierno di debolezza dell’italianità in Svizzera, non è irrilevante che dentro l’Istituto interagiscano giovani provenienti dalle molteplici realtà confederali che si immergono progressivamente nella cultura italiana”.
In questi anni l’Istituto ha modificato parzialmente il suo profilo. Se prima l’ISR organizzava una serie di eventi (“tutti di grande valore se considerati singolarmente”) spesso però scoordinati, nell’ultimo periodo si è innovato, “cercando ad esempio di porre incontri e manifestazioni prodotte in loco sotto un segno monotematico”. Quest’anno si è scelto come tema per i due settori arti e scienze l’attualità: il ciclo di dibattiti serali “Discorsi d’attualità” ha conosciuto un notevole successo di pubblico. Qui il direttore – che ricorda come particolarmente “appassionante” quella su “Democrazia e post-democrazia in un mondo globalizzato” anche “per lo spessore umano dei relatori, Ruth Dreifuss e il filosofo Marramao” – ha rilevato come il pubblico sia parzialmente cambiato durante gli anni: “Se all’inizio era prevalentemente formato da svizzeri di Roma, oggi è consistente anche la parte italiana di varia origine”. In effetti “noi non abbiamo voluto essere solo una vetrina culturale della Svizzera, ma abbiamo scelto di interagire il più possibile con almeno alcune delle mille e una Roma che emergono nel quotidiano”. In tal senso è importante l’essere divenuti anche centro di produzione culturale, di arte e di scienza, non più solo di mediazione: il che ha comportato “una maggiore visibilità per l’Istituto” sia in Svizzera (esempio: le 44 domande inoltrate per 6 posti per giovani artisti) che a Roma (con una forte crescita di interesse per l’ISR, le cui attività trovano un’eco sempre più ampia nei massmedia).
Alla fine di gennaio Christoph Riedweg tornerà da docente di filologia greca all’Università di Zurigo, sperando anche di potersi ritagliare un po’ di tempo per la ricerca. “Molto riconoscente” per avere avuto l’occasione “unica” di “conoscere e imparare tanto” a Roma, continuerà però ad occuparsi del mondo italofono da membro del Consiglio dell’USI. Un’università, che – come rilevato all’inizio – dovrebbe per lui divenire un polo ineludibile dell’italianistica in Svizzera (tra i frequentatori, per uno o due semestri, dovrebbero esserci gli studenti della disciplina nelle università d’Oltralpe). Non solo: per Riedweg l’Usi dovrebbe investire anche sulla formazione medica (considerata la carenza di medici svizzeri e le eccellenze già presenti nel Ticino) e sulla filosofia estetica (“piuttosto negletta” in Svizzera, ma “fiorente” in Italia).