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Volentieri proponiamo una riflessione di “Caffè Dunant nr.559 del 14 aprile 2018” sulle dichiarazione del presidente del CICR Peter Maurer, dopo la sua visita in Siria. Il testo originale in lingua spagnola évisibile seguendo il link “https://www.icrc.org/es/document/declaracion-del-presidente-del-cicr-peter-maurer-tras-su-visita-siria”. La traduzione, non ufficiale, é di Barbara di Castri. Ringraziamo i Volontari CRI per la testimonianza.

La visita che ho fatto in Siria in questa settimana ha rafforzato sempre di più la mia opinione: che la guerra si sia convertita in un’agghiacciante moneta di scambio in quel Paese. Gli scontri guidati dalla logica dell’occhio per occhio e dente per dente sono aumentati di intensità, senza tener conto degli effetti devastanti sui civili.

L’enorme sofferenza della popolazione di Guta Orientale è l’esempio più recente, che si va ad aggiungere agli esempi di Afrin, Mosul, Sana e Taiz. L’obiettivo sembra essere la distruzione, tralasciando il principio fondamentale: l’umanità.

In questa settimana, la crisi siriana entra nel suo ottavo anno.

Quando le potenze che spingono questo conflitto fermeranno gli scontri?

Sicuramente queste Potenze sanno che una guerra per vendetta è una guerra senza fine, in cui tutti perdono.

L’ultima volta che sono stato nel Paese, dieci mesi fa, c’erano barlumi di speranza. Erano ancora possibili la ripresa e il ritorno della popolazione. Ma, oggi, la situazione si è notevolmente deteriorata.

Che speranza possono avere tutti quei bambini che hanno visto così tante atrocità e le famiglie distrutte? Che speranza può avere quel bambino che ho incontrato in un campo di sfollati e che da anni non frequenta la scuola?

Il conflitto in Siria è caratterizzato da frequenti infrazioni del diritto internazionale umanitario: luoghi, posti di blocco, attacchi sproporzionati nelle aree urbane e attacchi ai civili e ai servizi civili, come per esempio le ambulanze, i rifornimenti idrici e i mercati.

Queste tattiche sono usate non solo in Siria, ma in tutta la zona: è un gioco geopolitico che mette a rischio la vita umana. Nelle ultime settimane, ho viaggiato in tutto il Medio Oriente e ho visto con i miei occhi il caro prezzo sugli uomini della guerra indiscriminata.

Le persone con cui ho parlato sono esauste. Esauste di bombe e di missili lanciati nelle aree civili; esauste di non sapere cosa sia successo ai loro parenti scomparsi o detenuti.

Sono sul campo con molti lavoratori che sono sfibrati, stanchi delle cieche giustificazioni delle gravi violazioni commesse contro i civili. La vita umana ha lo stesso valore ovunque: a Guta come a Damasco, ad Aleppo come a Mosul, in Siria e nello Yemen.

La sofferenza si acuisce quando gli operatori umanitari non hanno l’autorizzazione a svolgere il proprio lavoro. L’aiuto umanitario non dovrebbe essere mai un gioco politico e nè dovrebbe essere parte del processo politico.

Queste tre questioni sono cruciali: l’accesso umanitario, la protezione dei civili e il trattamento umano dei detenuti. Le tre questioni non rientrano nella categoria di ciò che sarebbe desiderabile; sono un obbligo morale oltre che giuridico.

La Siria è l’operazione più grande e complessa del CICR in tutto il mondo. I nostri anni di esperienza in questo Paese ci permettono di comprendere pienamente tutto ciò di cui hanno necessità i civili.

Mentre i missili continuano a cadere su Guta Orientale e Damasco, gli scontri persistono in Afrin e milioni di persone sono ancora sfollate, il CICR chiede:
• rispetto delle Convenzioni di Ginevra e rispetto per i civili e le infrastrutture civili;
• accesso senza impedimenti nelle prime linee per consentire agli aiuti umanitari di raggiungere le persone colpite dagli scontri, senza eccezioni;
• accesso a tutti i detenuti per verificare le condizioni in cui si trovano e il loro trattamento;
• sospensione di tutte le vendite di armi che potrebbero essere utilizzate in violazione del diritto internazionale umanitario. I combattenti ed i loro capi sono responsabili dell’adozione
del comportamento legale sul campo di battaglia; ma quelli che vendono armi hanno anche responsabilità; ed
• in relazione allo spostamento e alla migrazione, consentire il ritorno degli abitanti nelle loro case solo se le condizioni di sicurezza sono stabili e solo se decidono di ritornare.

Negli ultimi sette anni, il prezzo del conflitto in Siria è stato molto alto:
• centinaia di migliaia di persone uccise o ferite;
• 6,1 milioni di persone sfollate all’interno del Paese;
• 4 persone su 5 vivono in povertà;
• 13 milioni di persone (di cui 6 milioni sono bambini) hanno bisogno di assistenza umanitaria;
• 1,75 milioni di bambini non possono frequentare la scuola;
• 2,9 milioni di persone vivono in aree assediate e di difficile accesso.