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Volentieri pubblichiamo un pensiero del nostro socio Nello Ruta, responsabile del Centro Studi Rome Swiss Network, “sui mezzi di distrazione di massa”.

Un articolo apparso su twitter il.post.it del 22/09/2019 con il titolo “come l’internet archive vuole contrastare la disinformazione” ha attirato la mia attenzione.

Internet archive è un organizzazione no profit con sede a San Francisco con il compito di archiviare i contenuti digitali che si trovano su internet.

Ma a parte questo lavoro negli ultimi anni è diventato una risorsa fondamentale per la lotta alla disinformazione, i così detti video deepfake (video manipolati con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale).

Ma come (in un mondo con un economia liberale, completamente deregolamentata) un mondo di pace con focolai di guerra irrilevanti a livello globale si trova a combattere la disinformazione? Ci ritornano in mente i brutti ricordi del XX secolo, con i regimi dittatoriali e l’economia pianificata dallo stato con le sue guerre calde, fredde e anche tiepide. La disinformazione fu un arma usata e abusata da tutti. Furono create anche “perle” che sono entrate nel mondo comico dell’assurdo. Oggi ci fanno sorridere ma all’epoca la gente che la subiva non sorrideva per niente.

Cerchiamo di capire cosa succede. Leggere sullo schermo del nostro dispositivo una pagina è come leggere un foglio di carta trovato per strada portato dal vento,senza sapere da quale libro fu strappato, impossibile capire il contesto. Possiamo apprezzare la ricchezza lessicale, la raffinata sintassi, la chiarezza stilistica, la sapiente retorica ma non il messaggio; perchè abbiamo più informazioni sul contenente che sul contenuto. È come trovare un bicchiere e non sapere che cosa è stato versato dentro possiamo solo valutare la bravura dei mastri vetrai.

Così ragionando apriamo la porta della semiottica, disciplina che ci dà una mano, è vero, ma non ci porta a sapere se quello che abbiamo letto è affidabile, in altre parole se è vero.
Allora ci rivolgiamo all’empirismo che ci fa venire in mente quei calendari che per ogni giorno, hanno un aforisma pieno di sagezza che ci illumina la giornata. Ma anche quella frase di spirito è stata isolata dal testo che racconta una storia, un mondo di personaggi con le loro passioni e le loro sofferenze. Leggendo quella frase è come ascoltare dietro le porte e farci scoprire.

Chi sa che è stato detto prima e che cosa seguiva? Ma siamo sicuri che abbiamo capito bene?o forse siamo stati noi a lasciare a briglie sciolte i cavalli matti della nostra immaginazione, che hanno inventato tutto? Non lo sapremo mai.

È strano che ci lasciamo confondere cosi facilmente dai labirinti della verità, dopo più di un secolo di scuola dell’obbligo. Si potrebbe pensare che abbiamo acquisito un po di abilità nell’incollare i cocci della sapienza. Cinquanta minuti di geografia, cinquanta minuti storia, cinquanta minuti di storia naturale, etc.

Una carellata nozionistica che dà le vertigini come in un luna park. Ma quando abbiamo realizzato che capire il senso delle cose imparate, era una battaglia persa si è messa anche la tv. Ma non tanto la tv che era ordinata come la scuola (non lineare ma a singhiozzo) ma specialmente la sua pubblicità che ha creato una bella confusione.

Proprio quando lui si avvicina per baciarla che salta fuori la pubblicità delle dentiere; con poco rispetto per la nostra sensibilità e così che, l’autostima fa un altro passo indietro. E poi il colpo di grazia: lo “tsunami” dei Social.

A parte i presuntuosi che come di solito hanno capito tutto e per di più te lo spiegano, noi ci guardiamo smarriti gli uni con gli altri come nei peggiori incubi di Kafka.

Nel XX secolo c’erano i mezzi di comunicazione di massa (dittatura), nel XXI secolo, sono apparsi i mezzi di comunicazione per le masse (democrazia).

Ecco l’humus dove spunta la disinformazione. E speriamo che a parte qualche depresso nessuno pensa alla teoria del complotto; invece si deve pensare alla naturale tendenza dell’uomo scaltro accogliere l’opportunità. La disinformazione è cominciata come burla cattivella ed è finita per essere apprezzata dai poteri. Che siano: multinazionali dell’ alimentazione, i colossi dell’industria farmaceutica, partiti politici etc. A tutti piace buttare il sasso per vedere chi si gira (che gli snob chiamano ricerche di mercato). È un grande divertimento solo che buttare il sasso quando si vive in una casa di vetro diventa rischioso.

Questa è la situazione in quale ci troviamo, non è molto divertente! Invece pare che porta grandi guadagni attraverso la manipolazione dei dati.

Ma perchè le persone ben pensanti hanno quest’aria infastidita, iritata? Anche loro quando si incontrano e che non hanno niente da dire tirano fuori il loro repertorio di luoghi comuni, sul cibo, sul clima, sulla salute. E come si sà “da sempre” tutti i luoghi comuni sono falsi.

Ma, forse ci si aspettava che le nuove tecnologie non potevano essere avvicinate dai cattivi? Come se loro fossero arrivate da orizzonti lontani al di sopra delle umane debolezze. Ma non dimentichiamo che il compito di internet è di confermare i nostri pregiudizi.

Ma siamo sicuri che vogliamo sapere la verità? “…è solo la verità, lo giuro” tutti gli scienziati (che vivono al dilà dei luoghi comuni) sanno benissimo che con le tecniche statistiche diverse ma con gli stessi dati sperimentali di partenza si può dimostrare una tesi, è quella opposta. Al posto delle conclusioni vere, gli scienziati preferiscono quelle esatte (ex-actu) riferite alle ipotesi anticipate. Per loro la verità è solo la negazione della sua negazione.

Nella nostra ricerca della verità abbiamo disturbato anche la scienza. Andiamo fino in fondo al piano più alto dove cè la filosofia. Lei non possiede la verità ma la cerca. Non è Sophia (sapere) ma Filo-sofia (Amore per il sapere).

A causa della confusione ci siamo dimenticati il ritardo cronico della cultura sulla tecnologia dunque forse non dobbiamo più porci la domanda se la notizia è vera, ma se la notizia è utile.
Il nostro cervello è interessato solo alle notizie utili alla nostra sopravvivenza, rispettiamo allora il nostro cervello e non preoccupiamoci più di cose inutili. È meglio guardare dove cè la bellezza e come diceva James Joyce: “La bellezza è lo splendore della verità”.
Ups!!! ci sono cascato anche io nelle citazioni trovate chi sà dove.

Nello Ruta