Condividi su:

di Giuseppe Rusconi, apparso sul ‘Corriere del Ticino’ del 21/05/2012, nell’ambito del ‘Primo piano’ sui riflessi della crisi economica nella quotidianità italiana.

Nella capitale italiana il Mugugno è morto e trionfa la Romana Invettiva contro la Casta


Forse non lo sapevate, ma da qualche tempo il Romano Mugugno – quella sorta di secolare biascichio allusivo e indistinto che da secoli caratterizzava la lamentazione capitolina – è morto. Caduta ogni inibizione verbale, non pochi cittadini dell’Urbe hanno ormai adottato una forma nuova di esternazione, la Romana Invettiva. Che si fa sentire sui bus, dentro i bar, nei supermercati, anche in strada. Un’evoluzione antropologica che è un segno dei tempi quali mai la Roma del dopoguerra ha vissuto: quando le certezze vengono meno, i punti di riferimento scompaiono, lo Stato o chi per esso ti tartassa senza pietà e tu fai fatica a tirare avanti e a progettare il futuro, anche i rapporti umani – di cui la lingua è espressione fondamentale – si adeguano.

Basta poco, magari un ritardo del bus. Un passeggero, un cinquantenne distinto, giacca e cravatta, a voce alta sul mezzo affollato: “Non c’è più niente che funziona… che schifo!” Signora sessantenne, molto compita, foulard raffinato: “Ha ragione… non ne possiamo più. Ci ammazzano, sono assassini!” Il primo: “Bisognerebbe fare le barricate e assediarli!” Un terzo, di certo un insegnante: “Non sappiamo farle, ma resta un sogno (Ndr: da una recente indagine dell’associazione dei lavoratori cattolici/Acli è emerso che un italiano su tre sogna effettivamente la Rivoluzione)!” La seconda: “Prendiamo i forconi!” Una quarta, che si direbbe una pacioccona: “Damoje foco a Palazzo Chigi, a Montecitorio…”. Scambi di opinione del genere, una volta riservati a qualche extraparlamentare di destra o di sinistra, non sono più infrequenti per le strade di Roma. E’ gente ‘normale’ che parla così, figlia di una media borghesia molto impoverita dai continui salassi richiesti dallo Stato e dunque in collera sempre meno pudica. E’ gente che da sempre si era soliti definire ‘moderata’, aggettivo che connotava l’espressione politica di una fascia maggioritaria di italiani. Ora, in questi mesi, il ‘moderatismo’ si sta dissolvendo velocemente, disgustato e adirato: trova politicamente rifugio nell’astensione, nella scheda annullata da espressioni irriferibili o nel voto di protesta (il ‘boom’ dei grillini insegna).

E’ comprensibile la collera di tanti romani (tanti, non tutti, poiché c’è sempre chi invece riesce a riempire le boutiques di lusso e a frequentare i locali di moda)? Qualche istantanea dall’Urbe. All’alba: c’è qualcuno che, senza farsi notare, fruga in un cassonetto. Uno zingaro? No, un uomo, un italiano di mezza età vestito di una dignitosa povertà. Al supermercato, un sabato sera di inizio mese: nello scaffale della pasta nove file quasi al completo, tre vuote completamente. Erano riempite dalla pasta in offerta. Al supermercato, verso il 10 del mese: alla cassa crescono i clienti che pagano con i buoni-pasto forniti dal datore di lavoro. Al supermercato, verso il 20: raddoppiano le offerte, dato che in caso contrario di clienti ce ne sarebbero pochi. Alla mensa della Caritas a via Marsala: sono aumentati del 30% i fruitori del pasto serale. Il fatto nuovo? Si accrescono le coppie italiane in là con gli anni, pensionati senza più il necessario per vivere (come circa tre milioni di italiani secondo le ultime statistiche dell’Istat). Alla mensa di Santa Maria in Trastevere pochi giorni fa un marocchino – che voleva mangiare una seconda volta – ha accoltellato un sardo e un rumeno: “Troppa povertà (commenta un responsabile di Sant’Egidio), non c’è posto per tutti”. Al bar: cornetti in forte calo, basta il caffè ( e chi lo fa pagare 75 centesimi di euro ha molti più clienti rispetto a chi lo fa pagare 80… è la rivincita del cinque centesimi!). A piazza del Gesù intanto un bar ha rotto l’altro giorno gli indugi: “Caffè e cornetto a 1 euro”. Biglietti dei bus: dal 25 maggio aumentano del 50% e nel contempo si riducono sensibilmente le agevolazioni per varie categorie… Senza parlare poi delle forti proteste per la reintroduzione della tassa (per diversi giuristi anticostituzionale) sulla prima casa né di quelle per il prezzo di benzina e gasolio o per i forti aumenti che colpiscono beni essenziali come luce, acqua, gas. Insomma: anche molti romani, fatti un po’ di conti, si sono dovuti arrendere alla realtà di una vita più dura e all’impossibilità di una programmazione seria del futuro (un vero dramma per i giovani). E’ così che il Mugugno è morto e trionfa la Romana Invettiva contro la ‘casta politica e manageriale’ e contro ‘il governo delle banche e della finanza’.

articolo CT del 21-05-2012