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articolo di Giuseppe Rusconi apparso sul ‘Corriere del Ticino’ del 9 settembre 2013.
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«Possiamo imparare di nuovo a camminare e a percorrere le vie della pace? Invocando l’aiuto di Dio, sotto lo sguardo materno della Salus populi romani, Regina della pace, voglio rispondere: Sì, è possibile per tutti!» È stata una veglia di preghiera e di speranza quella che, presieduta da papa Francesco, ha coinvolto circa 100 mila persone in piazza San Pietro sabato sera. E ieri, all’Angelus, il Papa ha ribadito con forza che occorre «dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve (…), no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale », che è abbondante nel mondo. «E sempre rimane il dubbio: questa guerra di qui, quest’altra di là – è davvero una guerra per problemi o una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale?» C’era molta attesa per la veglia in San Pietro, promossa da papa Francesco. L’attesa non è andata delusa. La veglia, durata quattro ore e connotata da una liturgia sobria, è stata di carattere puramente religioso. Vessilli nazionali e arcobaleno, striscioni e cartelli anche solo di preghiera sono stati lasciati agli ingressi, dove per l’intero rito hanno sventolato alcune bandiere siriane. La veglia, inoltre, è stata per la pace nel mondo intero – pur essendo stata originata dalla minaccia di intervento militare statunitense in Siria e destinata a scongiurarlo con la preghiera. L’«amata nazione siriana» è stata citata esplicitamente solo verso la fine dell’omelia papale. Tra i tanti presenti in un sabato sera ancora estivo la maggioranza era romana. Numerose le suore e anche i giovani. Perché venire a San Pietro? Per Luca (neocatecumenale) occorre che la Chiesa utilizzi pienamente le sue armi: «Digiuno, preghiera ed elemosina». Ma la preghiera serve nel concreto per la pace nel mondo? Risponde la quindicenne Chiara: «Sono convinta che anche con una sola Ave Maria, se recitata con fede, si riesca a far tremare l’Inferno». Presenti diversi rappresentanti di altre religioni. Dai siriani (cristiani e musulmani) alla «Comunità del mondo arabo in Italia», il cui presidente, Foad Aodi, rileva che «Francesco è per noi ormai un idolo, se pensiamo a quel che è riuscito a fare in pochi mesi, unico com’è nell’interpretare nel modo migliore e nel promuoverlo il dialogo culturale e interreligioso». Il gruppo di Aodi ha recitato in piedi, ai margini della Piazza, una preghiera musulmana per la pace. A picco le quotazioni di Obama, simbolo del politicamente corretto, tra quella parte di suoi sostenitori cattolici. Si leggeva in un cartello: «Obama, tu non sogni più, vivi solo degli incubi!»