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“Il grande silenzio è stato il mio primo compagno di giochi. Un abbraccio affettuoso e terribile che non mi ha mai abbandonato. Nemmeno ora. E che non mi lascerà mai.
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Al cinema non vado, dovrei guardare il film leggendo i sottotitoli o le labbra degli attori, e sarebbe troppo complicato. Assistere a un concerto è impensabile, così come a una rappresentazione teatrale. Frequento volentieri i musei e adoro lo spettacolo entusiasmante della natura: mi suscitano emozioni che non hanno bisogno di commenti.

Ma ogni invito a cena è un tormento e preferisco rinunciare: seguire una conversazione intorno a un tavolo è impossibile.

Quando la gente mi guarda, pensa che io sia come tutti gli altri, perché la sordità non ha segni evidenti, è un handicap invisibile.

Così, spesso, una persona sorda viene scambiata per un qualunque udente. Non lo è affatto, però può riuscire a raggiungere gli stessi traguardi. Come ho fatto io. Con tenacia, passione, coraggio, lottando contro un mondo che a volte non mi è stato amico, contro nemici che avevo perfino in casa e cercavano di opporsi alle mie scelte e di impedirmi di inseguire i miei sogni. Ma io ce l’ho fatta. Questa è la mia storia”.

Con questa introduzione Roberto Wirth dell’Hotel Hassler ha pubblicato il suo libro, dedicato alla madre Carmen Bucher Wirth dove racconta la sua vita.