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Il rapporto tra alimentazione e tumori è un argomento di grande attualità, molto complesso e molto studiato.
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L’ipotesi che l’alimentazione abbia un ruolo rilevante nel provocare o nel prevenire l’insorgenza dei tumori é oggetto della ricerca scientifica già a partire dagli anni ‘40 del secolo scorso. Oggi numerosi studi scientifici pubblicati sull’argomento hanno accertato che esiste una precisa relazione tra dieta e cancro. Raffronti, condotti a livello internazionale, di tutti i dati disponibili sull’assunzione di cibo nella popolazione generale con i tassi di mortalità per tumore hanno condotto ,per esempio, alla scoperta di una correlazione precisa tra assunzione di grassi alimentari e insorgenza di tumore al seno. Le tecniche di valutazione e i metodi usati negli studi scientifici hanno definito un nuovo ramo della ricerca scientifica: l’epidemiologia nutrizionale.

Nell’intento di focalizzare l’attenzione dei lettori su questo argomento e di seminare qualcosa di utile espongo in questo breve articolo alcuni concetti essenziali.

1) Quanto incidono le abitudini alimentari sul rischio di sviluppare un cancro?
L’American Institute for Cancer Research ha calcolato che le cattive abitudini alimentari sono corresponsabili di circa tre tumori su dieci. In alcuni casi ciò dipende dalla presenza in alcuni cibi di sostanze additive che, per il loro effetto tossico, potrebbero favorire lo sviluppo della malattia, quali ad esempio i coloranti e i conservanti, largamente usati nell’industria alimentare.

Coloranti – Sono identificati dalle sigle da E100 a E199. Servono solo a dare un aspetto più gradevole ai prodotti alimentari e dovrebbero essere utilizzati solo quelli di origine vegetale.

Conservanti – Sono identificati dalle sigle da E200 a E299. Come dice il nome, sono utilizzati per conservare gli alimenti, anche se le nuove tecnologie permetterebbero di farne a meno.

Sono innocui:
Sorbati ( E200, E202, E203)
Acido acetico e derivati (E260, E261, E262, E263)
Acido lattico (E270)
Anidride carbonica (E290)

Sono nocivi:
I derivati dell’acido benzoico (da E210 a E219): vengono aggiunti alle confetture, alle gelatine, alle marmellate, alle gomme da masticare e alle bevande analcoliche, tutti prodotti che non necessitano di conservanti.
I derivati dell’anidride solforosa (E220 a E228) sono proibiti negli USA per i cibi per bambini e alcuni solfiti sono vietati in Svizzera e in Australia. Sono irritanti e hanno una tossicità acuta e cronica. Per esempio interagiscono con gli enzimi cellulari e distruggono alcune vitamine, prima fra tutte la tiamina. Vengono usati nel vino, nella birra, nei succhi di frutta, nella senape e in altri condimenti.
I derivati fenolici e il tiabendazolo (da E230 a E233) sono dotati di una certa tossicità (proibiti in Australia). Vengono utilizzati per il trattamento superficiale degli agrumi e delle banane. La natamicina (E235) provoca problemi gastrointestinali.
Nitriti (E249 ed E250) e nitrati (E251 ed E252) sono utilizzati per la conservazione dei salumi e facilitano la comparsa del tumore dello stomaco, tanto che in Italia questa malattia è più diffusa nelle regioni in cui il consumo di questi prodotti è maggiore.

2) Esistono tumori legati più di altri al tipo di alimentazione?
La risposta è sì: ci sono tumori più sensibili di altri agli effetti del cibo. La conferma viene da alcuni grandi studi, principalmente l’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC, coordinato dal Dr Elio Riboli, Head of the Division of Epidemiology, Public Health and Primary Care at the Imperial College London). EPIC è stato finanziato soprattutto dall’ “Europe Against Cancer Program” della Commissione Europea che ha indagato sulle conseguenze per la salute delle abitudini alimentari degli europei. Allo studio EPIC hanno contribuito anche diversi scienziati italiani, sostenuti da AIRC.
Tra quelli che risentono di più della quantità e della qualità dei cibi ci sono ovviamente i tumori dell’apparato gastrointestinale, e in particolare quelli dell’esofago, dello stomaco e del colon-retto

3) Anche le modalità di cottura del cibo incidono sul rischio?
Sì, la cottura alla griglia, soprattutto della carne, produce sostanze cancerogene. È meglio cucinare i cibi a temperature più basse

4) E’ vero che anche l’alcol può favorire lo sviluppo di tumori?
Una recente analisi pubblicata sul British Medical Journal, sempre basata sui dati dello studio EPIC su un campione di circa 100.000 abitanti di otto paesi europei, ha dimostrato che il dieci per cento dei decessi per cancro tra gli uomini e il tre per cento tra le donne si possono attribuire all’abuso di alcol.
Il rischio legato al consumo di alcol varia da tumore a tumore: è maggiore per le forme che interessano il cavo orale, dalla gola all’esofago, ma favorisce anche i tumori del fegato e del colon-retto.

5) Ci sono altre bevande che possono avere. al contrario, un ruolo protettivo?
Succhi, spremute, frullati e centrifughe di frutta e verdura, purché privi di zuccheri aggiunti, possono sopperire almeno in parte a uno scarso apporto di alimenti vegetali nella dieta.
Nel tè verde, ma non nel tè nero, e in quello giapponese più che in quello cinese, sono contenuti polifenoli dalle note proprietà anticancro chiamati catechine, che sembrano proteggere dai tumori della pelle, del colon, del polmone.

6) In che modo agiscono gli alimenti sulla nascita e sullo sviluppo dei tumori?
Una dieta sana ed equilibrata evita per esempio che si creino nel sangue eccessivi livelli di insulina e di altri ormoni, come l’ormone della crescita, che favoriscono la proliferazione delle cellule.
Ad alcuni alimenti si attribuisce inoltre un’azione antinfiammatoria, che potrebbe intervenire nelle prime fasi della genesi di molti tumori. Altri, come la soia, contengono sostanze naturali che potrebbero competere con gli ormoni sessuali riducendo il rischio dei tumori che dipendono da queste sostanze, come quello del seno, della superficie interna dell’utero e della prostata.

7) Si possono sostituire le sostanze benefiche contenute nei cibi con farmaci e integratori?
La dimostrazione dell’effetto preventivo di frutta e verdura nei confronti del cancro ha spinto moltissimi gruppi di ricerca a verificare se lo stesso risultato si poteva ottenere somministrando vitamine e altre sostanze antiossidanti sotto forma di integratori.
I risultati della maggior parte di queste ricerche hanno deluso chi sperava di sopperire con una pillola o una fialetta a un’alimentazione poco sana : non solo l’effetto non è altrettanto benefico, ma in molti casi si è rivelato controproducente, aumentando, invece di diminuire, il rischio di sviluppare alcuni tumori.
Non si sa bene perché questo accada: è possibile che negli alimenti l’effetto benefico sia prodotto più dall’azione sinergica delle varie sostanze, miscelata in una particolare proporzione, che non dall’azione della singola vitamina. Inoltre non è probabilmente trascurabile il ruolo delle fibre e di altri elementi presenti anche soltanto in tracce. Si può integrare ma non sostituire!

8) Le probabilità di ammalarsi dipendono anche dalla quantità dell’apporto calorico oltre che dalla scelta degli alimenti?
Certamente. Oltre alla qualità, conta molto anche la quantità di cibo assunta quotidianamente. Molte ricerche si sono soffermate sul legame tra il cancro e l’obesità , tanto che gli esperti dell’International Agency for Research on Cancer (IARC) ritengono che dall’eccesso di peso, conseguenza di un’alimentazione sbilanciata e dalla scarsa attività fisica, possa dipendere dal 25 al 30 per cento di alcuni dei tumori più comuni, come quelli del colon e del seno. La recente analisi di un gruppo di ricercatori olandesi pubblicata sull’European Journal of Cancer ha stimato che se in Europa scomparissero obesità e sovrappeso, la frequenza di nuovi casi di cancro al colon scenderebbe del 20 per cento l’anno. Ma il rischio di essere troppo grassi non riguarda solo l’intestino: secondo gli studi epidemiologici gli obesi hanno maggiori probabilità, rispetto a chi ha un peso normale, di ammalarsi al rene e all’esofago.

I meccanismi biologici con cui gli alimenti favoriscono la trasformazione tumorale delle cellule sono numerosi e complessi: un’alimentazione preventiva significa essenzialmente condurre una dieta equilibrata e diversificata, con alimenti sani assunti costantemente nel corso degli anni. Il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale, è necessario che le abitudini alimentari “protettive” inizino già da bambini e siano portate avanti per molti anni. I segni tangibili dei cambiamenti nella dieta fanno la loro comparsa, a livello di prevenzione, dopo almeno 15 anni dal suo inizio.

prof.ssa Angela D’Agostino