Si approssima alla fine il nostro piccolo itinerario di viaggio nelle pagine del diario della nostra gentile socia con il racconto di altre due belle tappe.
San Gallo! Sono molto emozionata al pensiero di visitare la Biblioteca: 170.000 volumi!!
Già la facciata dell’Abbazia lascia senza parole mentre tutto il complesso monastico oggi adibito, in parte, anche a servizi pubblici è un maniero meraviglioso. (Ma perché costruiamo i grattacieli ?!)
Entro: severissime misure d’ingresso, dalle pianelle a nulla di nulla con sé. Ma quando la porta si apre l’emozione diventa stupore e poi piacere per tanta bellezza e armonia. E’ da piangere a non poter fotografare. La guida che compero, ricca di informazioni, storia e significati, non rende, con la foto sul frontespizio e le piccole foto all’interno, la sensazione di quei legni lucidi, dell’armonia degli intagli, dei colori delle pitture dei rosoni e del soffitto. Sulla fodera del libro è tutto un po’ freddo, alla vista invece c’è tutto il calore del vivo e tutto il fascino della storia e dell’antico. Per fortuna sfogliando la guida scopro una foto su due pagine che comincia a rendere l’idea e che mi consentirà un buon ricordo.
Scivoliamo su pattini di feltro, ma il pavimento scricchiola ormai stanco. Intanto arriva un gruppo di giapponesi che ci circonda e ci espelle. Umberto Eco vi ha studiato per più mesi documentandosi sulle storie e sui manoscritti per ispirarsi e determinare i profili dei personaggi de “Il nome della rosa” e della pianta del monastero. Fuori, anche la cittadina mostra il suo splendore.
Il tempo vola ma non posso non fare una sosta, anche breve, a Chur. Purtroppo la delusione è tanta! Non ho scelto un buon momento: si stanno allestendo gli stand per la festa di tre giorni. Non c’è spazio nemmeno per poggiare i piedi tanti sono i camioncini che corrono e le attrezzature poggiate sulla strada e sui marciapiedi e gli operai che montano i ferri ed i tendoni.
Le foto possono riprendere solo i bow window, i tetti e i campanili per non fotografare l’allestimento che sembra un frenetico cantiere. Però, la chiesa, allocata in alto, dopo una salita e un’aspra scalinata, mi ripaga con la visita e l’ampio, meraviglioso, panorama.
Ridiscendo e nel giardino del Rathaus, verde curato e fiorito, incontro una ragazza italiana che fa il suo pic-nic dell’ora di pranzo, seduta in terra, sul morbido prato. Questa semplicità e questa libertà mi seducono. In tutte le città Svizzere ho notato questa abitudine tanto dei cittadini che dei turisti ma tutto è ordinato, pulito, corretto. Solo in Italia succede la fine del mondo tra le devastazioni degli hooligans e le cartacce e le bottiglie dei turisti e dei nottambuli!
C.G.