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Il 7 agosto 2018 è nato, con la firma di un Protocollo, il marchio “Riso Classico”, per la produzione risicola italiana.

I ministri Centinaio, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, e Di Maio, Ministero dello Sviluppo Economico, di comune accordo hanno firmato il Protocollo DG PIUE n. 4407 che permette ai produttori di immettere sul mercato delle varietà che, da ora, potranno fregiarsi dell’appellativo “classico”.

Come stabilito nel testo il “decreto disciplina le condizioni per l’utilizzo dell’indicazione “classico”, (…) nonché i criteri per la verifica della tracciabilità varietale, dalla semina fino all’immissione al consumo, e i relativi controlli.

Sono tenuti al rispetto di quanto previsto nel presente decreto i soggetti che intendono:
a. coltivare e produrre in Italia risone delle varietà Arborio, Baldo, Carnaroli, Roma, S. Andrea, Vialone Nano e Ribe, ai fini dell’utilizzo dell’indicazione “classico”;
b. per i medesimi fini, acquistare risone delle varietà sopra elencate;
c. lavorare il risone delle varietà sopra indicate e/o confezionare il riso ottenuto dalla loro lavorazione, allo scopo di commercializzarlo con l’indicazione “classico” in associazione alla denominazione dell’alimento.

I risicoltori che coltivano risone tutelato da un regime di qualità (DOP e IGP) riconosciuto nell’Unione europea possono partecipare al sistema di tracciabilità varietale del riso che potrà fregiarsi del termine “classico”. (…)

La tracciabilità, (…) è assicurata, in tutte le fasi che intercorrono dal momento della semina, a quello dell’immissione al consumo.

Gli operatori della filiera, devono registrarsi, tramite apposita istanza di iscrizione al sistema informatico online, per la tracciabilità varietale del riso “classico”, istituito presso l’Ente Nazionale Risi, che ne cura anche la gestione”.

I produttori saranno soggetti a controlli da parte dell’Ente Nazionale Risi e “il mancato rispetto degli adempimenti previsti dal presente decreto, per il sistema di tracciabilità varietale, non consente l’utilizzo del termine “classico”. I controlli sono a carico dell’Ente Risi che “verifica la congruenza della documentazione presentata, (…) ed effettua controlli in loco casuali. Eventuali irregolarità sul sistema di tracciabilità varietale previsto dal presente decreto precludono la possibilità di commercializzare il prodotto con l’indicazione “classico”.”

 

Photo: Pixabay.com