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Recenti studi confermano che la violenza come strumento educativo è ancora molto diffusa in Svizzera. Anche se meno frequente rispetto a 25 anni fa, ancora oggi la violenza fisica interessa prevalentemente i bambini molto piccoli e molti bambini sono oggetto di violenza psicologica. La Commissione federale per l’infanzia e la gioventù (CFIG) ha elaborato un documento in cui prende posizione al riguardo.

Per lungo tempo in Svizzera sono stati condotti solo pochi studi scientifici sul tema della violenza contro i minori in famiglia.

Tre nuovi studi, analizzati dalla CFIG per elaborare la sua posizione, permettono ora di delineare un quadro più preciso riguardo sia alla frequenza che alle forme della violenza nell’educazione e forniscono anche indicazioni sul contesto in cui i genitori vi ricorrono.

Secondo un rapporto di ricerca del 2017 basato su un’indagine svolta dall’Università di Friburgo, rispetto agli anni 1990 la quota dei genitori che dichiarano di ricorrere spesso o regolarmente alla violenza nell’educazione si è notevolmente ridotta. Circa la metà degli interpellati indica di far uso della violenza fisica anche se questa si verifica solo di rado, vi è, però, un gruppo di genitori che vi ricorre spesso o regolarmente. Questo gruppo è rimasto proporzionalmente costante nel corso degli anni.

Anche il ricorso a forme di violenza psicologica è frequente: due terzi dei genitori indicano di farne uso e un quarto di farlo addirittura regolarmente. Dall’indagine tra i genitori emerge inoltre che la violenza fisica è esercitata con particolare frequenza nei confronti dei bambini di età compresa tra zero e sei anni.

La maggior parte dei genitori ricorre alla violenza in situazioni di sovraccarico, mentre è ridotto il numero di quelli che lo fanno sistematicamente. Molti indicano di aver agito sotto stress e di essersi successivamente sentiti in colpa. Oggi il numero di genitori che usa la violenza consapevolmente come strumento educativo è molto inferiore rispetto al passato e per la maggior parte dei genitori, inoltre, è chiaro che le gravi forme di violenza sono vietate.

Secondo l’indagine, però, il concetto di violenza varia da un genitore all’altro e di conseguenza è diversa anche la percezione delle sue conseguenze e la violenza psicologica spesso non è percepita come tale. Questo vale soprattutto per i padri e riguarda in particolare le forme passive di violenza, quali ignorare il figlio per un certo periodo di tempo o rifiutarsi di parlargli.
Sebbene i bambini molto piccoli siano particolarmente toccati dalla violenza, le vittime entrano in contatto relativamente tardi con le istituzioni per la protezione dei minori: molti dei minori e dei genitori interessati non ricevono alcun sostegno o lo ricevono solo tardi.

Riguardo all’offerta d’intervento e di aiuto, lo studio Optimus 3 giunge alla conclusione che, sebbene la Svizzera disponga di una buona rete di offerte di aiuto, i minori vittime di violenza non sono protetti in egual misura in tutta la nazione e vi sono anche grandi differenze regionali per quanto riguarda l’assistenza.

La CFIG constata che nella giurisprudenza permangono tracce della nozione di «diritto di correzione». Sebbene quest’ultimo sia stato abrogato dal Codice civile (CC) nel 1978. La Commissione intende sostenere con decisione i vari appelli a trattare la violenza nell’educazione in tempi brevi e in modo coerente. A suo avviso, la Confederazione e i Cantoni devono aumentare gli sforzi in questo ambito, senza esitare a prendere posizione con fermezza. È ora che il diritto di ogni minore a un’educazione non violenta sia finalmente e inequivocabilmente garantito in Svizzera e che vengano prese misure concrete. Fonte: admin.ch

Photo: Pixabay.com