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Volentieri diffondiamo la notizia proposta da Caffé Dunant nr. 593 del 25 ottobre 2020 con traduzione non ufficiale di M.Grazia Baccolo e pubblicata da Red Cross e Red Crescent Magazine.

Speciale Hiroshima e Nagasaki

Agosto 2020
Giornalista Nick Jones

Settantacinque anni dopo le due bombe atomiche che hanno quasi cancellato Hiroshima e Nagasaki dalla mappa, i sopravvissuti, come Reiko Yamada, non smetteranno di volere che il mondo sia libero dalle armi nucleari.

Reiko Yamada aveva 11 anni e giocava con i suoi compagni di scuola, durante una pausa di un esercizio, un bombardiere americano, l’Enola Gay, lanciò la prima bomba nucleare nella sua città natale, la città portuale di Hiroshima, ad ovest del Giappone.

La struttura, della Koi Elementary School, si trovava a meno di 2 miglia dall’epicentro, dove il dispositivo contenente 64 chilogrammi di uranio 235 esplose a circa 580 metri dal suolo. Reiko Yamada ricorda l’accecante lampo bianco, seguito dallo shock dell’ondata di calore sulla sua schiena che l’ha scaraventata a terra mentre si precipitava verso un vicino rifugio.

A differenza delle circa 70.000 persone uccise all’istante quella mattina – e degli altri 70.000 residenti che morirono per le terribili ferite nei giorni e negli anni successivi – Reiko Yamada sopravvisse. È una hibakusha: questa è la parola usata in Giappone per riferirsi ai sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate su Hiroshima il 6 agosto 1945 e su Nagasaki tre giorni dopo.

Come molti sopravvissuti, Reiko Yamada ha viaggiato in Giappone e all’estero, raccontando la sua storia di fronte ad assemblee e nelle scuole, ma anche per esprimere la sua speranza in un mondo libero dalle armi nucleari.

“Voglio condividere con quante più persone possibile l’esperienza di questo dramma spaventoso che ho vissuto quando avevo 11 anni” afferma “voglio anche che tutti comprendano la difficile situazione dei sopravvissuti, il cui corpo, la mente e la vita quotidiana sono stati sbriciolati. … Voglio che le persone in tutto il mondo condividano la nostra speranza di vedere eliminate le armi nucleari. E’ così che concepisco il mio ruolo di hibakusha”.

Speranza duratura: un mondo libero dalle armi nucleari
I due attacchi con armi nucleari lanciati contro il Giappone negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale hanno innescato una corsa agli armamenti nucleari tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Le due superpotenze hanno successivamente accumulato enormi arsenali costituiti da armi migliaia di volte più distruttive di quelle che avevano colpito il Giappone.

Oggi, secondo i gruppi scientifici che studiano gli effetti delle armi nucleari, il dispositivo più potente nell’arsenale nucleare degli Stati Uniti, la bomba B83, trasporta una carica esplosiva circa 80 volte quella delle bombe atomiche dai tempi di Hiroshima.

“Durante i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, tante persone furono uccise indiscriminatamente e intere città sono state rase al suolo” aggiunge Reiko Yamada “le armi nucleari odierne, molto più potenti, potrebbero distruggere qualsiasi prospettiva per la vita umana sulla Terra e per il pianeta”.

Il numero di armi nucleari in tutto il mondo ha raggiunto il picco a metà degli anni ’80 con quasi 70.000 unità. Anche se da allora il numero è diminuito e ora si attesta a solo circa 13.400 (di proprietà collettiva di nove stati), il rischio di una detonazione nucleare rimane molto reale, come evidenziato quest’anno. Peter Maurer, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).

“I trattati che mirano a ridurre gli arsenali nucleari ed i rischi di proliferazione vengono annullati uno dopo l’altro, vengono prodotti nuovi tipi di armi nucleari e vengono fatte gravi minacce”, ha detto. “Se anche solo una delle armi nucleari odierne venisse utilizzata, il risultato non sarebbe solo morte e distruzione su larga scala, ma anche un disastro così complesso e pericoloso che nessun gruppo di governi, organizzazioni umanitarie o sistemi medici sarebbero in grado di affrontare l’emergenza”.

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari
L’unica risposta umanitaria praticabile è quindi garantire che queste armi non possano mai essere utilizzate. È questa la preoccupazione per le enormi conseguenze, in termini umanitari, di qualsiasi uso di armi nucleari che ha portato i gruppi hibakusha, la Croce Rossa Internazionale e il Movimento della Mezzaluna Rossa e organizzazioni come la Campagna Internazionale a l’abolizione delle armi nucleari per fare campagna per il divieto di tutte le armi di questo tipo.

“I gruppi hibakusha sono stati creati con l’intento di dar loro la missione di sradicare il flagello delle armi nucleari dal pianeta”, dice Reiko Yamada. Tutte queste organizzazioni stanno lavorando per far si che il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, adottato il 7 luglio 2017 da 122 Stati membri delle Nazioni Unite, sia sostenuto da un gran numero di Paesi. “Stiamo lavorando duramente per ampliare la cerchia dei firmatari del trattato, come richiesto dagli hibakusha; ora siamo a 40 ratifiche” continua.

Gli ultimi paesi a ratificare il Trattato sono le Fiji e il Botswana. Mancano ancora 10 ratifiche affinché il testo entri in vigore e diventi un trattato di diritto internazionale vincolante.
Reiko Yamada confida di non essere sicura di vedere il trattato entrare in vigore durante la sua vita, ma ciò non le impedirà di continuare a parlare dell’esperienza vissuta in quel giorno d’estate di 75 anni fa.

“Il cenotafio di Hiroshima ha un’iscrizione che dice: ‘Riposa in pace, perché la tragedia non si ripeterà” spiega Reiko “Spero e prego che arrivi presto il giorno della pace e della fine delle armi nucleari, così che le anime delle vittime che sono morte per le terribili sofferenze, senza sapere perché abbiano perso la vita, possano finalmente riposare in pace”.

Fonte originale in lingua francese al link: https://www.rcrcmagazine.org/2020/09/pour-les-survivants-de-la-bombe-atomique-il-est-temps-dinterdire-les-armes-nucleaires/?lang=fr