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Dalla Blüemlisalp al ponte del Diavolo, passando per Guglielmo Tell: la regione alpina svizzera è ricca di leggende e quest’anno il Museo nazionale Zurigo ha scelto di raccontarne alcune.

La mostra “Leggende alpine” presenta il mondo delle leggende, dove le bambole prendono vita, i fertili pascoli alpini si trasformano in deserti di pietra e ghiaccio e una donna è in grado di assumere sembianze animali. A differenza delle fiabe, questo tipo di storie può avere una parvenza di credibilità perché le leggende sono sempre collegate a luoghi reali. Le leggende storiche, in particolare, sembrano «vere» in quanto i personaggi presunti o reali della storia sono collocati in luoghi realmente esistenti.

Uno degli esempi più famosi è Guglielmo Tell, che riesce a colpire una mela con un colpo di balestra. La storia, apparsa per la prima volta nella mitologia nordica, si adattava perfettamente alla realtà in cui viveva la popolazione della Svizzera centrale e con il passare del tempo si è evoluta in un importante mito di liberazione. Guglielmo Tell è un eroe estremamente versatile: il suo messaggio potrebbe essere legato alla ribellione contro l’autorità o sottolineare la necessità di avere una propria indipendenza, oppure rafforzare il nostro coraggio a resistere. In seguito, Tell è stato elevato a eroe nazionale e la sua balestra è diventata un marchio di qualità per i prodotti svizzeri. Il primo a mettere per iscritto la storia di Guglielmo Tell è Hans Schriber. Nel 1470, il cancelliere cantonale di Obvaldo immortala il leggendario eroe nel cosiddetto «Libro bianco di Sarnen».

Un’altra famosa leggenda viene messa su carta circa 250 anni più tardi. Esattamente nel 1707, quando il medico e naturalista Johann Jakob Scheuchzer pubblica la leggenda della Blüemlisalp. Un malgaro vanitoso e sprecone vive in abbondanza sul suo fertile alpeggio, mentre gli abitanti della valle sottostante muoiono di fame. L’uomo non solo rifiuta di condividere la propria abbondanza ma deride addirittura i valligiani disperati. Come punizione, la fiorente alpe si trasforma in un deserto di pietra e ghiaccio. In tutta la regione alpina esistono diverse varianti di questa leggenda e, già all’epoca, Scheuchzer ne riconosce la funzione educativa.

A prescindere dalla loro veridicità, le leggende esercitano ancora oggi una potente influenza sulle persone. E quando le ombre si allungano e improvvisamente assumono le sembianze del diavolo, o un torrente di montagna si riversa in un burrone, rombando e infuriando come un drago, è facile intuire perché la gente in passato ne avesse paura.

La mostra allestita presso il Museo nazionale Zurigo (Canton Zurigo), è visitabile fino al 23 aprile 2023

Fonte: www.landesmuseum.ch
Foto: pixabay