La prima medaglia è donna: bronzo di Audrey Gogniat!
La prima medaglia svizzera ai Giochi Olimpici di Parigi arriva lunedì mattina a Châteauroux dalla Carabina ad aria 10 metri donne. La ventunenne giurassiana Audrey Gogniat ha conquistato il bronzo chiudendo la competizione con 230,3 punti alle spalle della coreana Hyojin Ban (251,8), vittoriosa al tiro di spareggio sulla cinese Yuting Huang (251,8).
La Carabina ad aria compressa a 10 metri si può ben definire la gara della super precisione. Il centro del bersaglio è grande come il pallino. Per raggiungere il podio è stato necessario per la giovane elvetica essere già precisissima nella qualificazione, una dura selezione che ha scremato dalle 43 concorrenti inziali le 8 finaliste, con un’eliminazione progressiva, a ritmo di record.
Nei giochi della prima Olimpiade moderna, svoltasi ad Atene nel 1896 il bersaglio da colpire con la carabina era alla distanza di 200 metri. Poi, dall’edizione intermedia di Atene 1906 e da Londra 1908, compaiono anche specialità a 50 metri. Solo per l’edizione di Stoccolma 1912 si tengono anche due gare a 25 metri. La gara individuale di Carabina ad aria compressa a 10 metri, anche detta C10, è piuttosto recente: compare per la prima volta nel programma olimpico da Los Angeles nel 1984, con classifiche distinte maschile e femminile. È gara molto impegnativa non tanto per la distanza, quanto per il diametro del “bersaglio 10”, cioè il centro o mouche, che è appena 0,5 mm, mentre il diametro del “bersaglio 9” è 5,5 mm, poco più del diametro del pallino. È, comunque, la disciplina olimpica più praticata tra quelle della carabina.
L’attrezzo di gara è appunto una carabina calibro 4,5 mm (177 pollici), con un peso massimo di 5.500 grammi, che è il peso dello scatto libero. Si tratta di un’arma sportiva di libera detenzione nella maggior parte dei Paesi del mondo. Il pallino di piombo, si è scritto del peso di circa 0,5 grammi, ha la testa piatta, viene propulso per mezzo di aria compressa attraverso una leva esterna, oppure attraverso un cilindro-serbatoio ad aria pre-compressa.
Dalle immagini televisive si sono potute apprezzare le attrezzature speciali delle concorrenti, quali giacca, pantaloni e scarpe da tiro. La gara viene disputata in posizione in piedi, sostenendo la carabina con entrambe le braccia, e con il bersaglio a una distanza di 10 metri. Le dimensioni e le caratteristiche dell’impugnatura e della stessa carabina sono soggette a numerose limitazioni. Sono consentiti soltanto dispositivi di mira “metallici” e non ottici, nello specifico una diottra e un mirino a tunnel.
Come da regolamento, la qualificazione della gara individuale ha previsto 60 colpi in un’ora e un quarto. Anche in questa fase sono stati conteggiati i decimali del punteggio come per la finale (il massimo è 10,9). Si ricorda che in caso di parità si procede a spareggio. Il clou della gara è stato il “ranking match” a eliminazione progressiva cui hanno avuto accesso le migliori otto tiratrici della qualificazione. Sono state via via eliminate le ultime classificate dopo due serie da cinque colpi e una serie di due colpi. Infine, è stata eliminata l’ultima classificata ogni due colpi di finale. L’oro ha visto il match tra le due restanti tiratrici asiatiche.
Audrey Gogniat, già terza ieri nelle qualificazioni e già bronzo lo scorso marzo agli Europei, durante la prima fase ha a lungo occupato il secondo posto e in quella ad eliminazione ha mostrato grande freddezza, resistendo al tentativo di recupero della statunitense Maddalena Sagen, alla fine giunta quarta. La ventunenne giurassiana è rimasta infatti nella testa della classifica fin dall’inizio della finale con le migliori otto tiratrici della qualificazione e ha palesato costanza e determinazione davvero impressionanti.
Marco Arpino e Giulia Arpino
Foto Keystone-SDA