Su Corinna di M.me Necker de Saussure – II parte
(…) Corinna proviene dall’Inghilterra e non sopporta la vita monotona di una provincia inglese. Corinna era destinata fin dall’infanzia a diventare moglie dello stesso Oswald ma suo padre, spaventato dalla vivacità dei gusti e delle idee che già si stavano sviluppando in lei, rivolge lo sguardo da Lucile, la sorella minore di Corinna. Oswald è quindi ferito nei suoi sentimenti di inglese così come nei suoi sentimenti di figlio. E’ toccato da tutto ciò che è più profondo, più radicato in lui dell’amore stesso. Da quel momento in poi la finzione assume un altro carattere e sentiamo che riguarderà solo la separazione e la morte. D’ora in poi nei rapporti tra Oswald e Corinna non ci saranno più che litigi crudeli, il risultato dell’opposizione di sentimenti ugualmente forti (…). Oswald deve pensare a tornare in patria e la descrizione del soggiorno che fa a Venezia con Corinna, al momento della loro separazione, è di una bellezza lugubre estremamente originale. Non seguirò oltre questo schizzo. Non riesco a ripercorrere lo spaventoso viaggio che Corinna fece segretamente in Inghilterra, la languida malattia che la consuma, il matrimonio di Oswald con la sorella di cui lei è quasi testimone, il suo solitario ritorno a Firenze, l’arrivo di Oswald e Lucile e infine l’addio di Corinna ad entrambi, addio contenuto in un inno sublime, un vero canto del cigno.
La seconda e ultima parte dell’opera è in pieno contrasto con la prima, vi regnano le tinte più fosche e offre uno dispiegamento del talento per dipingere il dolore che possiamo definire spaventoso.
C’è una dovizia straordinaria di sfumature per graduare le impressioni tristi, per fissare, per così dire, le fugaci miserie del cuore(…).
Nonostante questa profonda tristezza, c’è sempre una bellissima armonia in ogni quadro. L’infelice Corinna è sempre una musa ispirata e il godimento delle belle arti il cui argomento è tragico, non viene mai meno al lettore.
Si diceva che il personaggio di Corinna avrebbe qualcosa di troppo teatrale per essere plausibile. Ma non è una natura ordinaria quella che l’autore ha voluto dipingere, è il carattere esaltato di una poetessa che, quando ama e soffre, è sempre un’improvvisatrice.(…)
Coloro che giudicano quest’opera come un romanzo scoprono che l’eroe non è abbastanza appassionato. Ma Corinna non doveva sapere nulla, nemmeno in amore e ci voleva un carattere completamente diverso dal suo perché lui le stesse accanto. Il carattere di Oswald è nella natura ed è, soprattutto, quello di un inglese. Quanti di questi esseri esistono soprattutto in paesi severi che rimpiangono alternativamente il piacere e l’austerità, che sembrano dominati sia dalle loro abitudini sia dal desiderio di liberarsene e che non sono mai così vicini a rompere con le loro passioni o con i loro principi che quando crediamo che siano più inclini a cedere ad essi! (…)
Non so se M.me de Staël sia stata criticata per essersi ritratta in Corinna. Forse non era estranea al desiderio di indebolire i pregiudizi che le persone nel mondo hanno verso le donne dai grandi talenti, forse voleva dimostrare, come sapeva per esperienza, che l’amore per la gloria non implica necessariamente i difetti a cui l’opinione comune lo associa. Ha quindi creato un essere simile a sé stessa, (…).
Questo essere che ha concepito, lo ha talmente formato tanto da dargli un aspetto così pronunciato agli occhi di tutti, che la finzione è servita da prova per la verità e Corinna ha fatto finalmente conoscere M.me de Staël.
(…) Corinna è il frutto dell’ispirazione. E’ un quadro che ha preso troppo piede nell’immaginazione dell’autore perché egli non avesse il bisogno di ricalcarlo e la caratteristica del genio e di raffigurarsi nelle sue opere.
Quello che è rimarchevole nell’invenzione della fiaba è che il caso ha un ruolo solo apparente; gli eventi mettono solo in risalto la nature delle cose. Certamente nessuna legge immutabile obbligava il padre di Oswald a rifiutare Corinna come nuora. Ma vediamo che questo padre è lì solo per rappresentare i pensieri segreti, i pensieri invetriabili dello stesso Oswald, che teme che una donna famosa non sia adatta a svolgere compiti oscuri. Lucile e Corinna rappresentano delle idee generali, sono l’Inghilterra e l’Italia. La felicità domestica e i piaceri dell’immaginazione, il genio abbagliante e la virtù modesta e severa. Gli argomenti a favore e contro questi due tipi di esistenza sono ugualmente forti (…).
Corinna ha avuto un successo prodigioso. Un’opera da cui gli artisti traevano nuovo entusiasmo con nuovi mezzi per esprimerlo, gli studiosi ingegnosi confronti, i viaggiatori delle guide felici, i critici traevano osservazioni piene di finezza, gli animi più freddi si aprivano alle emozioni, infine vi era anche piacere per la malizia colta nel ritratto di queste due nazioni così piacevolmente caratteristico, una tale opera, dico, raccolse tutti i favori, trascinò tutte le opinioni. C’era una sola voce, un solo grido di ammirazione nell’Europa letterata e questo fenomeno fu un avvenimento ovunque.