Anche la seconda medaglia è donna: argento di Julie Derron!
La 27enne zurighese Julie Derron è argento nel triathlon e la Svizzera vince la sua seconda medaglia alle Olimpiadi estive di Parigi, in una gara in cui nessuno si aspettava il podio.
A partire dall’edizione di Sydney nel 2000, il triathlon è specialità olimpica maschile e femminile, regolamentato a livello mondiale dalla World Triathlon, in precedenza denominata International Triathlon Union. Si tratta di uno sport che si articola su tre discipline che si svolgono in successione e senza soluzione di continuità; esse sono comuni a tutti gli atleti ed hanno un ordine fisso: nuoto, ciclismo e corsa. Il tempo totale di gara viene computato comprendendo le transizioni tra una frazione e la successiva, denominate transizione 1 – T1 (nuoto/bici) e transizione 2 – T2 (bici/corsa). Dalla edizione di Tokio 2020 è stata introdotta anche la gara a squadre con la formula a staffetta mista (2 uomini e 2 donne). Le distanze adottate nel triathlon olimpico, senza distinzione tra maschi e femmine, sono le seguenti: 1,5 km a nuoto; 40 km in bicicletta e 10 km di corsa.
Nel cuore di Parigi, dagli spalti sul Ponte Alessandro III, la delegazione svizzera è stata piacevolmente sorpresa dalla entusiasmante prestazione di Julie Derron, forse l’unica a non sorprendersi delle proprie potenzialità, avendo infatti vinto quest’anno ben due prove in Malesia a febbraio e una in Cina ad aprile, ma soprattutto l’oro ai Campionati Europei di tre anni fa. Nella prova del nuoto, la triatleta rossocrociata è uscita dalla Senna con 46 secondi di ritardo dal gruppo. Montata sulla bicicletta, ha impresso un ritmo incalzante che le ha consentito di riagguantare le concorrenti che la precedevano e quindi di posizionarsi con le atlete di testa. Ma è nella corsa che la Derron è riuscita a demolire le certezze delle avversarie e a conquistare il preziosissimo argento: alla fine solo la francese Cassandre Beaugrand è stata più forte, riuscendo a staccarla a 1000 metri dal traguardo.
Per onor di cronaca, dopo la gara di Triathlon femminile, si è riaccesa la polemica sulla balneabilità della Senna per le Olimpiadi di Parigi. In questo quadriennio, la Francia ha investito circa 1,5 miliardi di euro in un piano di bonifica delle acque della Senna, che oltre a rendere il fiume balneabile in vista delle gare olimpiche, avrebbe dovuto lasciare in eredità alla città un ambiente più pulito, con l’obiettivo di ripristinare l’ecosistema fluviale e consentire la ripresa delle specie ittiche che la popolano. Scarichi fognari e industrializzazione hanno infatti fortemente inquinato da più di un secolo il fiume parigino, imponendo un categorico divieto di balneazione. Tra gli interventi di bonifica mirati ad assicurare la balneabilità della Senna, è stato creato un serbatoio artificiale nei pressi della stazione di Austerlitz in grado di “stoccare”, nei momenti di crisi – ad esempio in caso di forti piogge – l’eccesso di acqua dei sistemi fognari e di regolarne il flusso verso gli impianti di trattamento. Tuttavia, a causa delle precipitazioni recenti, il monitoraggio di batteri di contaminazione fecale (escherichia coli, enterococchi, ecc.) ha registrato valori al di sopra dei
limiti soglia, minacciando le gare in programma nei prossimi giorni e facendo temere ripercussioni per la salute degli atleti.
Marco Arpino e Giulia Arpino
Foto Swiss Olympic