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Il Kenya ha abolito l’uso delle buste di plastica. La messa al bando era stata annunciata sei mesi prima dell’entrata in vigore della normativa in modo da dare il tempo necessario a cittadini ed esercizi commerciali di mettersi in regola.

Il Kenya non è il primo paese in Africa e nel mondo a prendere questa decisione, che è stata accolta con molto favore dagli ambientalisti, ma è uno dei paesi che prevede le sanzioni più pesanti: fino a quattro anni di carcere.

Nel Paese africano si distribuiscono circa 100 milioni di sacchetti di plastica solo nei supermercati, il proliferare della plastica è una delle principali cause di inquinamento e danno all’ambiente e alla salute degli animali per non parlare dei danni arrecati ai terreni agricoli o ai siti turistici.

Secondo Erik Solheim, Responsabile Ambiente delle Nazioni Unite, il divieto è una “tappa decisiva” per stroncare l’inquinamento dovuto alla plastica e il Kenya dovrebbe essere lodato per questa sua scelta che spera sia di esempio per gli altri Paesi spingendoli a contribuire alla campagna “Clean Seas”, campagna che mira ad eliminare le due principali sorgenti di rifiuti in mare: le micro-plastiche presenti nei cosmetici e le plastiche monouso.

L’Italia, dal canto suo, nel d.l. “Disposizioni urgenti per la crescita del Mezzogiorno”, dice gradualmente addio alle buste di plastica dal 1 gennaio 2018 che da quel momento dovranno essere compostabili, biodegradabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40%, che aumenterà al 50% nel 2020 per arrivare ad un massimo del 60% nel 2021.


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